LAMEZIA TERME Di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali il nostro Ugo Floro ha parlato a “In Primo Piano” con Bo Guerreschi, presidente di “bon’t worry”, Organizzazione non governativa internazionale (Ingo) che assiste sul piano legale e psicologico le vittime di violenza, che di recente ha denunciato lo stupro di una paziente all’interno di una clinica psichiatrica del Cosentino e che, a parte, organizza programmi di reinserimento sociale dei detenuti, persino in ambito universitario.
La stessa Ingo è attiva anche in Calabria. In particolare, aiuta a studiare alcuni condannati reclusi in Alta sicurezza, con l’intento di farli poi lavorare in maniera stabile, e segue diversi casi di donne stuprate. L’intervista andrà in onda stasera, alle ore 19,40: sia sul Canale 75 di L’altro Corriere Tv che in streaming sul sito del Corriere della Calabria.
Floro ha chiesto a Guerreschi con quale animo sia sbarcata in Calabria, davanti alle difficoltà della regione. «È una terra bellissima, che – ha premesso la presidente di “bon’t worry” – dovrebbe aprirsi di più, a mio avviso. Per esempio, la Calabria potrebbe sfruttare meglio le proprie risorse e pensare di creare economie e indotto attorno a centri di ricerca e a università internazionali in aggiunta agli atenei del territorio». «In Calabria – ha chiarito Guerreschi – noi vorremmo aprire un’università internazionale, praticamente americano-italiana, quale primo istituto di ricerca in cui studiare il post-traumatico da stress, fenomeno che interessa anche i detenuti. Poi vorremmo creare un asilo internazionale, che avrebbe un’importanza straordinaria, sia a livello pedagogico che per quanto riguarda lo studio dell’integrazione tra culture differenti». «A livello universitario – continua l’intervistata – siamo già operativi all’estero, specie negli Usa. Qui in Calabria potremmo attivare dei corsi di Veterinaria, di Comunicazione e di Turismo internazionale, che sarebbero speculari a quelli già esistenti in America. Ciò porterebbe movimento, attività, interesse e attenzione, genererebbe conoscenza e ricchezza, anche coinvolgendo professionalità del territorio».
Floro ha poi chiesto a Guerreschi quali difficoltà stia incontrando “bon’t worry”, nel territorio calabrese, rispetto al progetto di avviare dei corsi universitari internazionali. «Non stiamo vedendo una grandissima adesione a livello locale, benché – ha rimarcato l’intervistata – si tratti di progetti che porterebbero comunque posti di lavoro, commercializzazione, reattività delle aziende. In genere ci vengono concesse vecchie carceri, perché noi andiamo lì a investire, a ricostruire ambienti idonei alla formazione universitaria, con tutto ciò che può derivarne in termini di partecipazione territoriale. Di recente siamo stati chiamati dalla Puglia, da Bergamo e dalla Campania, ma vogliamo creare qualcosa pure in Calabria e cerchiamo di avere un’adesione anche da parte dei politici locali, ai quali illustriamo le opportunità che si profilano. Oltretutto, i nostri studenti potrebbero fare degli scambi con i corsi già attivi negli Stati Uniti e viceversa, sicché avrebbero la possibilità di girare il mondo, mentre nel territorio ci sarebbe una rivitalizzazione generale».
Funzionale al radicamento dell’Ingo “bon’t worry”, ha osservato Floro, sono anche i convegni. Guerreschi ha anticipato che il prossimo 5 aprile ce ne sarà uno nella sede della Provincia di Cosenza sui diritti fondamentali e uno il giorno successivo a Catanzaro, sulle problematiche penali dei minori, anche con la partecipazione del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, e del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.
Nel corso dell’intervista, Guerreschi ha peraltro parlato delle criticità nelle carceri italiane, delle lungaggini della giustizia, dell’impegno di “bon’t worry” nel territorio calabrese, soprattutto insieme ai carabinieri, alle altre forze dell’ordine e alle istituzioni pubbliche.
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