COSENZA L’ultimo giorno da procuratore, una manciata di ore alla pensione, un saluto a chi lo ha accompagnato in questi otto anni alla guida della procura di Cosenza. Mario Spagnuolo a breve raccoglierà tutto negli scatoloni, lascerà il suo ufficio ma non senza aver incontrato la stampa per riannodare i fili di indagini avviate e concluse su una lunga serie di reati che drogano il sistema economico della città di Cosenza. Oggi il saluto ufficiale con una cerimonia di commiato, in procura.
Non c’è solo la mano della mala ad infettare i tessuti sani della società, ma anche l’azione di chi mira ad ottenere illeciti arricchimenti, come più volte lo stesso Spagnuolo ha avuto modo di riferire. «Cosenza è una città a doppia faccia» – aveva detto tempo fa al Corriere della Calabria – «da un lato la ricchezza e l’opulenza, dall’altro la gente che soffre e non arriva a mettere insieme il pasto». Tornando agli illeciti arricchimenti, il riferimento è «alla creazione di società che vengono riempite di debiti fiscali salvo poi spostare gli asset verso altre società di comodo. Di fatto si commette un furto, si mettono le mani nelle tasche del dello Stato. È un comportamento che qui, nella città di Cosenza, è sempre più ricorrente», aveva confessato il procuratore ai nostri microfoni. E poi le difficoltà economiche dettate da pandemia prima e conflitti poi hanno facilitato l’ascesa di «una criminalità legata al disagio sociale». Inoltre si registra «un fortissimo aumento dei procedimenti per il codice rosso». E poi c’è la droga, c’è chi riesce a trasformare un appartamento in un market della droga e chi si adopera per rafforzare le reti di spaccio sostenute dall’assiduo e costante lavoro di pusher, spesso “costretti” alle maniere forti per recuperare il denaro derivante dalle cessioni delle dosi e spingendo nel baratro famiglie spezzate dalla presenza di uno o più assuntori diventati schiavi della polvere bianca.
Raggiungiamo il procuratore nel suo ufficio. «Un po’ di emozione per questa giornata, tenga presente che è nella ragione delle cose che un magistrato di Procura concluda la sua esperienza perché lo prevede la legge. Io avrei concluso da qui a qualche mese, l’età mi fa anticipare questa fine e quindi è tutto nella logica, nella razionalità». Cosa farà a partire da domani? «Mi dedicherò agli studi di diritto tributario perché è una materia che mi interessa molto, fra l’altro continuerò a presiedere la Corte di giustizia tributaria a Cosenza, non mi allontanerò molto dal mondo della giurisdizione, continuerò a studiare, a leggere i miei libri e a fare la vita che tutto sommato facevo prima».
Sette anni di indagini, dal contrasto allo spaccio di stupefacenti all’illecito arricchimento, fino alle inchiesta sulla sanità. «Sono state fatte delle indagini, concluse direi tutte con sentenze di affermazione di responsabilità, alcune sono in dibattimento, parlo di quelle in materia di sanità, ma tutte queste indagini non avevano lo scopo di contrastare un fenomeno, ma accertare per determinati fatti una singola e specifica responsabilità. La magistratura, e chi dice il contrario non dice cose corrette, non è in grado di risolvere il problema e il fenomeno dell’uso massivo delle sostanze stupefacenti. Altri lo devono fare, altri hanno dei compiti che hanno sostanzialmente disatteso». A Cosenza è rilevante il fenomeno legato allo spaccio. «Cosenza è l’unica realtà del distretto caratterizzata da una forte presenza di minorenni spacciatori e questo è un fatto di una gravità sconvolgente. Ma chi vi dice che sarà la magistratura penale a risolvere questo problema non dice cosa corretta. Se guardiamo al problema, è rimasto in modo assolutamente identico, se non addirittura aggravato. Noi abbiamo il compito e il dovere di accertare e affermare la responsabilità delle persone per i reati che commettono, ma se si pensa che si risolve un problema sociale così grave, è sbagliato.
«Non riesco a fare bilanci. Cosenza vive le contraddizioni di una città meridionale che aspira ad essere qualcosa di più. Ci riuscirà o non ci riuscirà? Dipende tutto dai cosentini. Ho una concezione estremamente marxista della funzione della struttura giudiziaria che è una sovrastruttura. Le regole che determinano il concreto funzionamento, la vita e i rapporti di potere in un gruppo sociale, sono le regole dell’economia e le regole della socialità. La magistratura in tutto questo contesto è marginale».
Sei magistrati concorrono per guidare la Procura della Repubblica di Cosenza al termine del mandato del procuratore uscente Mario Spagnuolo. Tra i papabili, Vincenzo Capomolla, facente funzioni alla Procura di Catanzaro dopo il trasferimento, a Napoli, di Nicola Gratteri; l’attuale capo della Procura di Vibo Valentia, Camillo Falvo, e il consigliere alla Suprema Corte di cassazione, Domenico Fiordalisi. In lizza anche Antonio Negro, attualmente aggiunto a Bari e Vincenzo Luberto, poche settimane fa assolto definitivamente a Salerno.
(f.benincasa@corrierecal.it)
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