ROMA Una marcia che inizia sulle note de “I cento passi”. Libera dalle mafie, da corruzione, illegalità, indifferenza. A Roma, nella 29esima giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, si marcia tutti insieme nella continua ricerca di verità e giustizia. Sono centinaia i familiari delle vittime innocenti arrivati nella Capitale grazie a Libera e al suo fondatore don Luigi Ciotti, per lanciare un messaggio ben preciso: “Roma città libera” lo slogan scelto per questo 21 marzo, primo giorno di primavera e simbolo di rinascita per i tanti familiari che vivono la tragedia della perdita di un familiare per mano della criminalità organizzata.
“Roma città libera”, uno slogan che evoca il capolavoro del neorealismo di Roberto Rossellini “Roma città aperta”: un’opera d’arte che parla di resistenza e della lotta per la libertà. «A ottant’anni dalla liberazione dell’occupazione nazi-fascista, – spiega Libera – oggi Roma deve nuovamente aprirsi e liberarsi». Per questo è fondamentale «riaccendere i riflettori sulla presenza della criminalità organizzata nella Capitale e nel Lazio e per combattere la pericolosa e sempre più dilagante normalizzazione dei fenomeni mafiosi e corruttivi che raggiungono i centri e le periferie». “Le mafie oggi sparano di meno, ma diventano sempre più potenti”, ha detto don Ciotti che ha sottolineato l’importanza di “lottare ogni giorno contro il malaffare, il ricordo non deve essere retorica”.
Tutti insieme per non dimenticare. Il lunghissimo corteo è partito da piazza Esquilino, per giungere al Circo Massimo. In testa, accanto ai familiari delle vittime, don Ciotti e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Tanti i familiari delle vittime calabresi giunte a Roma da tutte le province. Tra loro i parenti di Peppe Valarioti, Vincenzo Grasso, Antonino Marino, Lollò Cartisano, Gianluca Congiusta, Pasquale Cristiano, Francesco Tramonte, Lucio Ferrami, Filippo Ceravolo.
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