L’adhd è un disturbo complesso che riguarda prevalentemente l’infanzia ma non solo. Lo scorso anno ci siamo impegnati attraverso l’Aifa per non perdere alcuni farmaci importanti che stavano agendo bene e ci siamo fortunatamente riusciti. L’adhd richiama a uno sforzo anche culturale. Può pure definirsi un modo di essere. In ogni caso, ovviamente, non c’entra nulla con la “follia”. Così come non è ” follia” un disturbo dell’umore, anche con momentanee transizioni psicotiche. È quello che ho appreso da grandi psichiatri come Giuseppe Nicolò, calabrese e curatore del nuovo Dsm, il manuale statistico americano, Donatella Marazziti, della scuola pisana, Andrea Balbi di quella romana, solo per citarne alcuni. Si deve all’allora ministro Storace l’introduzione del Ritalin nel prontuario farmaceutico. Da allora i bambini, gli adolescenti e gli adulti con ADHD hanno nuovi strumenti di cura. Recentemente ho incontrato alcune associazioni che rappresentano i pazienti e ho constatato come sia necessario poter disporre di interventi integrati che richiamino anche il mondo della scuola. È un processo importante che può e deve realizzarsi in ragione di una coordinazione di attività di supporto alle famiglie. Normalizzare può essere un primo, importante passo in avanti. E anche il modo migliore per affrontare insieme un tema del genere, senza dimenticare che l’integrazione tra bisogni diversi è il passaggio decisivo per realizzare condizioni di benessere diffuso.
Vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera
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