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l’inchiesta

‘Ndrangheta e cocaina al porto di Salerno: il via libera degli Alvaro all’uomo di fiducia. «Tu sei fratello nostro»

Ricostruito un particolare episodio dagli inquirenti: i contatti tra gli organizzatori e le incomprensioni. «Se dobbiamo andare a morire, andiamo a morire insieme»

Pubblicato il: 03/05/2024 – 18:07
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta e cocaina al porto di Salerno: il via libera degli Alvaro all’uomo di fiducia. «Tu sei fratello nostro»

LAMEZIA TERME È il 24 marzo quando, in un noto centro commerciale di Salerno, si tiene un incontro al quale, inaspettatamente per gli inquirenti, prendono parte tre soggetti calabresi: Fortunato Marafioti e i cugini Francesco e Nicola Alvaro, tutti e tre finiti in carcere su ordine del gip, Giandomenico D’Agostino, nell’operazione che ha portato all’arresto di 15 persone. Secondo gli inquirenti, e come riportato dal gip nell’ordinanza, in ballo c’era un grosso affare: l’importazione di un ingente carico di droga direttamente nel porto della città campana. E i due Alvaro erano «evidentemente coinvolti personalmente nell’operazione» al punto da rendersi necessaria la loro venuta a Salerno. Le capillari investigazioni condotte dalla polizia giudiziaria hanno, infatti, consentito di monitorare, praticamente in diretta, tutte le fasi relative alle trattative, all’arrivo e al sequestro del carico presso il porto di Salerno: 219,14 Kg di cocaina rinvenuti all’interno dei containers sbarcati dalla motonave “Vittoria L”.

L’incontro

Come riportato dal gip nell’ordinanza, una volta terminato l’incontro, sono le 11:45 circa del 24 marzo, i tre calabresi «imboccano l’autostrada in direzione di Reggio Calabria» mentre Salvatore Rocco e Carmine Ferrara, a bordo della Fiat Panda, «si dirigono verso il centro di Salerno mentre Giuseppe Carraturo e Cataldo Esposito raggiungono Alfonso Masullo all’interno del parcheggio della “Metro Cash and Carry” con cui sono rimasti in conversazione per circa cinque minuti», tutti e tre poi arrestati nel blitz.
Nel corso della giornata, gli inquirenti annotano un episodio particolarmente interessante: gli indagati, infatti, una volta ritornati tutti nel piazzale, sono stati ripresi «dal sistema di videosorveglianza, installato in prossimità dell’abitazione di Masullo mentre discutono in maniera accesa», riporta il gip. Oggetto della discussione erano le «prospettate difficoltà nell’esfiltrare l’ingente quantitativo di sostanza stupefacente dal porto di Salerno». Gli incontri nelle ore successive, dunque, si fanno più intensi. Fortunato Marafioti «da Roma si porta a Cercola», la pg lo immortala ad un incontro con Enrico D’Ambrosio ad un tavolo di un bar.

«Quando uno tiene una famiglia dietro non ci sta nessun problema…»

I due, infatti, «hanno dato vita ad una conversazione pregna di elementi probatori», scrive il gip. «(…) quando uno tiene una famiglia dietro non ci sta nessun problema…» dice D’Ambrosio. «…no no mi ha detto: “parla con Sinalò… come ti dice lui si fa» gli risponde Marafioti. «… e vediamo un attimo voglio parlare con questo!!» gli fa eco D’Ambrosio. Questa conversazione, come riporta il gip nell’ordinanza, l’affare legato all’importazione della droga «godrebbe del benestare della famiglia, intendendosi il gruppo criminale di cui lo stesso Marafioti è espressione e aggiunge di essere stato assoldato dai referenti in Calabria, evidentemente Nicola e Francesco Alvaro» mentre il “Sinalò” citato dimostrerebbe «l’esistenza di una oculata rete di comunicazione riservata avente identificativi di fantasia per ogni membro partecipe». E il “Sinalò” in questione sarebbe proprio Errico D’Ambrosio.


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I ruoli

Come ricostruito nella fase investigativa, dunque, Carmine Ferrara avrebbe assunto il ruolo di «dominus dell’intera operazione» colui che deteneva «i contatti con il canale di approvvigionamento sudamericano» ma anche le informazioni necessarie per l’individuazione «dei container dove si trovava occultata la sostanza stupefacente». Secondo gli inquirenti e come riportato ancora dal gip nell’ordinanza, invece, Cataldo Esposito e Giuseppe Carraturo «rappresentavano la componente del gruppo radicata sul territorio salernitano, in affari con Carmine Ferrara». E poi c’era Masullo, il proprietario del piazzale dove si svolgevano i principati e riservatissimi incontri tra le parti, e l’uomo che deteneva i contatti fondamentali all’interno del porto di Salerno. Senza tralasciare il ruolo dei due Alvaro, rappresentati sul territorio da «Fortunato Marafioti e Errico D’Ambrosio» scrive il gip nell’ordinanza, delegati «per la gestione dell’affare sul territorio salernitano».

«Io lo scanno proprio!»

Durante la fase investigativa, la pg riscontra alcune difficoltà nel localizzare Carmine Ferrara che, dopo l’incontro “acceso”, non ha fatto rientro nella propria abitazione, rimanendo evidentemente in compagnia di Salvatore Rocco. Le tensioni nel gruppo aumentano, come documentato dalla pg, e lo si capisce dal tenore delle conversazioni. Il rischio, infatti, è legato ai problemi sul carico di droga e all’accordo sul pagamento. Sin dalle prime battute Errico D’Ambrosio ha lasciato intendere di «essere ben inserito nel mondo degli stupefacenti», riporta il gip nell’ordinanza, facendo esplicito riferimento «ad una fornitura di fumo consegnata personalmente a tale Valentino e da cui ancora non aveva riscosso il dovuto provento». Lo stesso D’Ambrosio, poi, è determinato nel raggiungere le persone deputate al recupero dello stupefacente dal porto di Salerno «per definire gli ultimi dettagli della loto redditizia operazione», scrive il gip.  «…allora non ci rompesse il ca**o… andiamo da questi qua, andiamo a vedere che vogliono, vediamo come lo dobbiamo tirare fuori dai… e vediamo se ci mettiamo qualche carta di 100€ in tasca che uno ne ha bisogno…», dice mentre discute Marafioti. I due sono in auto e, contestualmente, ricevono un messaggio che li invita a «raggiungere un’uscita» (autostradale ndr). Mentre discutono, D’Ambrosio esclama: «… no, no, io questo l’appuntamento lo voglio fare in Calabria, voglio andare a casa sua proprio, non me ne fotte proprio, io lo scanno proprio!». «… lo scanno proprio! Perché non si doveva prendere questa confidenza… apposto vai, andiamo un attimo ad Afragola e poi da lì ce ne andiamo…». «… tranquillo ti sto vicino ‘Nato, più di questo che devo fare, se dobbiamo andare a morire, andiamo a morire insieme, fratello ricordati queste parole, basta stop…».

I problemi creati dai salernitani

In buona sostanza, come ricostruito dagli inquirenti e riportato dal gip nell’ordinanza, la trattativa in atto «sarebbe diventata farraginosa a causa del comportamento dei salernitani che avrebbero modificato gli accordi stretti, con Marafioti e i suoi cugini calabresi, in occasione dell’incontro avvenuto presso il centro commerciale del 24 marzo 2023» legati evidentemente alle percentuali spettanti e al compenso dovuto per l’intermediazione, «mutato in denaro da corresponsione in merce e motivo per il quale qualcuno dei salernitani doveva essere trattenuto a garanzia», scrive ancora il gip. Mentre sono intercettati, Marafioti nel leggere un messaggio che sta scrivendo, afferma: «… dicono che io ho fatto chiacchiere, oggi il Salernitano ha confermato tutto a Sinalo’ che era rimasto con me in quel modo…», pertanto, «sono gli stessi cugini calabresi ad invitare Marafioti a non recarsi più agli appuntamenti con i salernitani» scrive il gip. «…perché ora mi stanno buttando la colpa a me… ecco perché i miei cugini mi dicono di non andare». I due discutono sul da farsi e ipotizzano anche un messaggio da inviare, salvo poi pentirsi. «… ho detto io: “chi ha sognato di fregarvi pagherà…Klain è onesto… ma qua il socio dello straniero sono io… sono anche io perché i soldi li sto mettendo io sia in Sudamerica e sia qua… voglio vederci chiaro (…) no, no, no, no… non glielo scrivere, hai ragione».


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Qualche familiare come “garanzia”

L’ira di D’Ambrosio non si placa e continua a discutere con Marafioti, parlando ancora della trattativa e delle “richieste” dei salernitani. «… non m’interessa…io vado là… vado con la calma, sentimi qua: “io ho cacciato i soldi che è Fra? Qual è il problema tuo? Che devi avere i soldi? A me quelli mi hanno detto un’altra cosa… a me hanno detto che ti pago in merce, mo’ dici che vuoi i soldi… io i soldi te li do, li tengo io… con la bontà non ci conosciamo… mi servono le garanzie nel momento che vi do i soldi… mi serve qualche familiare vostro!” (…) e basta». E ancora: «… falli fare i personaggi, che poi dopo vediamo quello che prendono e quello che non prendono…». Marafioti non si dà pace e, nella conversazione intercettata, esterna ancora una volta la sua incredulità nell’essere stato accusato, da Ferrara di aver cambiato i termini degli accordi pattuiti, motivo per il quale è in difficoltà con i suoi cugini calabresi. «…ma guarda che tragedia, guarda qua che tragedia greca che mi stanno facendo… guarda questi uomini di merda che hanno combinato mannaia la miseria…». (g.curcio@corrierecal.it)

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