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‘Nduja, dialetto e aeroplanini di carta: il biennio volante di Marco Franchini

Le cravatte, i social, gli annunci. Consuntivo (non autorizzato) dei primi due anni del manager veronese da amministratore unico di Sacal

Pubblicato il: 22/05/2024 – 6:33
di Eugenio Furia
‘Nduja, dialetto e aeroplanini di carta: il biennio volante di Marco Franchini

Dammi tre parole: sole cuore amore. Così parlò Marco Franchini in una leggendaria intervistagram (intervista «al volo» su Instagram). Il 67enne manager veronese ha da poco spento la seconda candelina da amministratore unico Sacal e si prepara all’evento di giugno, quando è prevista la consegna dei lavori del nuovo gate di imbarco dell’aeroporto di Lamezia Terme.
Nel frattempo non si sottrae ai social e alle cravatte azzardate che sono quasi un marchio di fabbrica come a suo tempo il loden di Monti, la camicia bianca di Renzi e la pochette a 4 punte di Conte. Barba curatissima, tutto studiato a partire dalla montatura degli occhiali, non disdegna i tagli sartoriali e per le occasioni importanti ricorre al gessato, anche da abbinare alle sneaker bianche.

Poi c’è Instagram, appunto. Con posa marziale e braccia conserte rilascia dal profilo Sacal pillole assertive sul rilancio della Calabria (dal «New deal» a «cambiare i connotati» del sistema aeroportuale calabrese «entro il 2026», le scadenze sono un po’ come le diete: sempre dal lunedì), intermezzate da grafiche vernacolari alquanto decontestualizzate («Chiù allìsciu u gattu chiù arrizza u pilu», «Suli davanzi, ventu d’arretru»), foto di piatti tipici («I deliziosi Crispeddi calabresi!») e di valigie cariche di ‘nduja e soppressata – come da stereotipo.
Una vita nei trasporti. Un anno dopo la maturità scientifica lo troviamo già funzionario dell’ufficio pedaggi dell’Autostrada del Brennero, poi dieci anni da funzionario dell’ufficio Affari generali e Relazioni esterne all’Aeroporto Gaio Valerio Catullo di Verona Villafranca, di lì spicca il volo: il giro di boa del millennio lo vede a Roma come vicepresidente di Assaeroporti, a seguire Brescia, Aeroporti di Puglia e Aeroporto di Catania. Poi plana in Calabria, «chiamato dal presidente Occhiuto» come ribadisce spesso. «Con entusiasmo, sta plasmando il cielo calabrese con nuove sfide e obiettivi ambiziosi! Seguici per vedere tutti i cambiamenti!» (ancora Instagram).

Non dispiace ai sindacati coi quali ha comunque un rapporto di amore-odio – più tendente all’odio – proprio alla Catullo (odi et amo), tra armistizi e nuovi problemi; Ryanair non gli basta; sogna «il futuro con l’arrivo a Lamezia, la ripartenza dei passeggeri da Crotone o da Reggio o l’inverso, collegati con una intermodalità» che sembra troppo futuristica: per adesso lo scalo lametino è scollegato anche dalla stazione ferroviaria di Sant’Eufemia, ma non è colpa (soltanto) sua.
Vedremo se a fine mandato i calabresi gli tributeranno l’applauso che puntualmente dedicano al pilota che atterra con successo a SUF. Intanto, per il suo primo biennio calabro, Franchini ha fatto ricorso a tre aggettivi in rima baciata: «Sfidante, stimolante, entusiasmante». Dammi tre parole: aeroporti di Calabria.

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