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l’inchiesta

Il traffico di visti e un racket da 15mila euro a pratica

Esposto della premier Meloni al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo

Pubblicato il: 05/06/2024 – 11:15
Il traffico di visti e un racket da 15mila euro a pratica

ROMA «I criminali usano il clic day». Un esposto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo sul caso migranti, di cui dà notizia il Giornale. «Un traffico di visti dietro il decreto flussi» scrive il quotidiano, parlando di un «racket da 15mila euro a pratica». Felice Manti propone un focus su quelle che definisce «le manine delle mafie nella compravendita di finti permessi per venire in Italia, soprattutto dal Bangladesh ma anche da Pakistan e Sri Lanka. Un’inchiesta partita dal ritrovamento casuale di un visto anomalo». Il Giornale riporta che «dall’analisi dei flussi emergono dati allarmanti», con la premier Meloni che durante il Consiglio dei ministri rivela una «incredibile sproporzione tra le domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari durante il click day rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese». Il dato che ha fatto riflettere la leader FdI è che «a fronte del numero esorbitante di domande, in Campania meno del 3% di loro ha sottoscrivendo un vero contratto». La Procura di Napoli da tempo monitora le possibili infiltrazioni dei clan di camorra. Del pasticcio sui visti ha parlato il Giornale per primo il 9 giugno 2021, quando gli uffici diplomatici a Islamabad denunciarono la scomparsa di mille visti Schengen dalla cassaforte italiana.
«L’anno scorso – ricostruisce il cronista – la Farnesina guidata da Antonio Tajani si è mossa dopo la denuncia di un diplomatico (raccolta anche dal Giornale) e soprattutto grazie al lavoro del deputato Fdi Andrea Di Giuseppe, che sotto copertura ha scoperto con la Guardia di Finanza l`origine del racket di visti in ingresso nel nostro Paese, venduti a migliaia di persone arrivate in Italia da Bangladesh, Filippine e appunto Pakistan, ricevendo in cambio minacce in stile mafioso, su cui indaga la Procura di Roma. Tajani ha successivamente deciso un repulisti nelle ambasciate e nei consolati epicentro di queste alchimie, avvalendosi di una delegazione ispettiva della quale facevano parte anche funzionari della Farnesina e delle forze dell’ordine (polizia, carabinieri e Guardia di finanza). Fino all’esposto della Meloni di oggi».

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