LAMEZIA TERME Il dolore e la bellezza, la sofferenza e la scienza, la miseria e la tecnologia. Le contraddizioni e i forti contrasti della Calabria emergono plasticamente dall’ultima puntata di “Che ci faccio qui”, il format di Rai3 del giornalista Domenico Iannacone, che torna in Calabria con il secondo capitolo del suo viaggio calabrese, “Ti vengo a cercare”. Un viaggio al tempo stesso struggente ed emozionante, che ben tratteggia la Calabria nelle sue pieghe più oscure ma anche nelle sue meraviglie e nelle sue eccellenze. Le pieghe oscure della realtà nascosta di Rosarno, dove diverse famiglie bulgare vivono nel centro del paese ma restano relegate ai margini della società, in condizioni estremamente precarie all’interno di alloggi fatiscenti. Bartolomeo Mercuri, con la sua associazione Il Cenacolo Maropati, si prende cura di queste persone da vent’anni, offrendo loro supporto e assistenza. «Dove vivevamo stavamo peggio di qua», dice un bulgaro che vive in un appartamento piccolo con 19 persone, tra cui un uomo senza i piedi e che vive da sette anni in quel degrado. «Bisogna trovare qualcuno che faccia protesi e gli possa permettere di dare un appoggio se no come cammina? », dice Iannacone: «Cammina come una capra, gli rispondono. Le telecamere di “Chi ci faccio qui” si spostano in un’altra casa dove vivono in 15, il capofamiglia, un altro bulgaro, dice di «non sapere dove altro andare, non c’è scelta.
E poi la notte buia negli occhi di un africano, Mustafà, da 32 anni lontano dalla sua famiglia, la vita in una stanza: «Credo in Dio e basta, ho fiducia di Dio, non degli uomini. E poi dove vado? ». Ma c’è l’angolo di speranza, la casa di accoglienza ai malati di Aids a Castellace, con il racconto delle vittime del virus seppellite al cimitero «perché per vergogna le famiglie non li hanno voluti indietro, e l’ente morale Famiglia Germanò diretto da don Emanuele Leuzzi, sacerdote di Oppido Mamertina, che ricorda l’importanza di un riparo in un luogo dominato dalla ‘ndrangheta. E poi l’angolo della magia, quando Iannacone arriva a Mammola (nel Reggino), ai piedi dell’Aspromonte, dove c’è un luogo che sembra sganciato dal tempo e dallo spazio: qui il calabrese Nik Spatari, artista visionario, sordo, amico di Picasso e Le Corbusier, alla fine degli anni ‘60, insieme alla sua compagna Hiske Maas, fondò, dai ruderi di un vecchio monastero, il Musaba: un museo all’aperto, un museo laboratorio d’arte contemporanea al cui interno è custodito “Il sogno di Giacobbe”, da molti definito la Cappella Sistina della Calabria. Nel 2020, all’età di 91 anni, Nik è mancato. A preservare la sua opera è rimasta Hiske, che continua a cullare il sogno immortale dell’arte. «Mi manca il suo fare, era sempre attivo», racconta Hiske: «Non ci piango sopra, penso solo le cose positive. Abbiamo fatto tutto da soli, ci hanno sempre rotto le scatole, ora il Comune parla di museo di Mammola… Purtroppo in Calabria ancora quelli che dovrebbero capire non arrivano a capire certe cose», prosegue Hiske. Ma c’è anche la Calabria della modernità, quella che Iannacone scopre nel suo viaggio, che arriva a Cosenza, al gruppo Ntt Data, una multinazionale orami diventata – dice il vicepresidente Pietro Scarpino – «un centro di innovazione a rilevanza nazionale, con numerosi progetti in campo, anche se adesso c’è sempre più bisogno di umanità». Emilio Graziano, vicepresidente senior Ntt Data, sottolinea come «ora nell’azienda lavorano in 400 e l’azienda funziona senza denaro pubblico, al punto da aver rifiutato gli aiuti della 488, la politica si è accorta molto tardi di noi… Abbiamo saldato un forte rapporto con l’Università della Calabria e tanti quando si laureano vengono qui».
Un’esperienza che porta Iannacone a incontrare il professor Gianluigi Greco, direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università della Calabria, uno dei massimi esperti di intelligenza artificiale. Oggi quasi tutti i suoi studenti trovano lavoro presso la multinazionale Ntt Data, che ha trasferito proprio in Calabria uno dei tre poli mondiali dell’Intelligenza artificiale. Greco a un certo punto mostra un papiro carbonizzato: «Ecco, la sfida della tecnologia è leggere quel papiro. La sorpresa che trovi qui – spiega Greco – è un acceleratore di particelle incredibile, di simili in Italia non ce ne sono, è un unicum a livello internazionale, è una sorgente di raggi X che consente di fare analisi a livello di accuratezze e precisione infinitesimale, come un microscopio enorme. Per chi studia qui è una grande opportunità, possono toccare qualcosa che non c’è in altri posti. Questa è una realtà che è un baluardo e che attira anche un grande docente da Oxford, come Georg Gottlob». L’occasione allora per Iannacone è ghiotta per intervistare Gottlob, che spiega come «per me qui non è affatto un declassamento, qui si può lavorare al massimo livello. E sicuramente dopo la pensione per parecchi anni rimarremo qui con mia moglie».
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