Chi decide i parametri di una “buona” madre e di una “brava” donna? Sono anni che ricerco nella mia storia e nelle innumerevoli vite che ho avuto il privilegio di ascoltare, improbabili parametri che non soddisfano stereotipi e modelli che una cultura etichettante ci propone. E dunque chi decide cosa? Quanto tutto questo determina una fatica emotiva in noi donne, nella continua ricerca di sguardi di approvazione che ci definiscano “brave madri e brave donne”? Ecco io a questa domanda ho imparato a rispondermi, quindi lo scrivo, lo penso ad alta voce e non lo sussurro. Mentre sempre più volte incontro sguardi “rassegnati e silenziosi”, dove questi pensieri non possono davvero esprimersi, perché censurati da un Io giudicante e severo. Quanto ci costa tutto questo? Quanta energia vitale succhia questa affannosa corsa? Abbiamo bisogno quindi di risposte, non più silenziose e timide. Per ritrovare la nostra vera voce, quella intima e antica che urla, solo di notte. Solo in solitudine. Eppure possiamo salvarci, ancora. Possiamo imparare a dire a noi stesse parole gentili. Possiamo allearci percorrendo la via del femminile tracciata dalle nostre antenate. Possiamo ancora ritrovarci e dare voce riconoscendo a noi stesse il diritto di vivere, non sopravvivere. Abbiamo dunque bisogno di voce. La nostra.
*Psicologa
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