CATANZARO Battersi contro una riforma sostenuta da uno dei partiti che fanno parte della propria stessa giunta: se la politica è l’arte del possibile, a Catanzaro tocca le vette dell’improbabile. Il sindaco del capoluogo, Nicola Fiorita, guida infatti la campagna contro l’autonomia differenziata eppure in due anni il “peso” della componente Forza Italia – quella che fa capo al consigliere regionale azzurro Antonello Talerico – aumenta sia in giunta che in Consiglio, dove “controlla” almeno sei uomini esercitando quella che gli analisti definiscono “golden share” o Opa. A poco più di un anno dal primo rimpasto a Palazzo De Nobili si fanno più “tagliandi” che in officina e le annunciate “verifiche” post-elezioni europee stanno scolorendo nel più classico dei tavoli balneari, per rimanere nel lessico della Prima Repubblica. Il sindaco intanto si divide tra i temi altissimi – autonomia differenziata ma anche ritorno del Reddito di Cittadinanza o Dignità – e il paese (capoluogo) reale: rifiuti, periferie dimenticate e carenza idrica. «Fiorita galleggia mentre la città affonda» lo attaccava appena ieri Pierpaolo Pisano, portavoce cittadino di FdI, notando da un lato che «ha superato il concetto politico di campo largo rendendolo “area vasta” a Catanzaro» e dall’altro «la carente gestione del territorio, le difficoltà dei quartieri legate alle continue assenze di nostra sorella acqua. Pur in tempo di siccità il sindaco veste l’impermeabile migliore e si fa scivolare addosso diverse vicende come il ritiro dei fondi assegnati per il capodanno in piazza ad un’associazione nata in brevissimo tempo e senza esperienza alcuna, il ritiro del bando sulla gestione dei rifiuti per il quale, nonostante lo scalpore, non sono state ancora definite le responsabilità. Insomma Fiorita utilizza i temi di politica nazionale come tappeto sotto il quale nascondere la polvere del suo operato da amministratore».
Polemica ricorrente, questa delle vicende nazionali usate come “fumo negli occhi” per deviare l’attenzione dalle emergenze di tutti i giorni, dall’acqua per la cui carenza ha dato la colpa alla Sorical, ai rifiuti per la cui raccolta ha invece incolpato gli uffici comunali; mentre sulla telenovela dell’isola pedonale pare abbia avuto l’ultima parola (no) proprio il plenipotenziario Talerico. Fiorita ha difeso il capoluogo dopo gli scontri nel derby a Cosenza rivendicando una sede Rai ma anche dopo l’uscita di Vittorio Feltri sulla cameriera di Catanzaro mentre, sul fronte interno, è parso sacrificare cinicamente il rapporto con la fedelissima Donatella Monteverdi – dopo i di lei mal di pancia proprio per l’invadenza di Talerico nelle politiche di un sindaco espressione di una sinistra civica e anti-convenzionale – pur di tenere in vita l’anatra zoppa partorita dal ballottaggio 2022 e non dialogare con la parte di centrosinistra che aveva appoggiato Valerio Donato. La distopia catanzarese offre poi lo spettacolo dei consiglieri comunali forzisti che criticano l’operato della giunta in cui ha potere decisionale il loro stesso partito. Un laboratorio kafkiano dove i ruoli si mescolano a danno dell’elettorato che ha abbastanza argomenti per buttarsi nell’antipolitica e nella disillusione. Con buona pace del sindaco civico e del sogno della Primavera catanzarese. (e.furia@corrierecal.it)
LEGGI ANCHE
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x