COSENZA «Io continuerò a battermi con gli strumenti che mi concede la legge contro questa imposizione che viene da una persona di cui non mi fido, come Roberto Occhiuto: è la stessa persona che sul nuovo ospedale di Cosenza prese con me degli accordi stringendomi la mano, salvo poi disattenderli una settimana dopo. Per me una stretta di mano è più importante di un contratto, adesso non voglio che il presidente della Regione si comporti di nuovo così a proposito del comune unico. D’altra parte il testo approvato a fine luglio in consiglio regionale è un ordine del giorno, perché non è stata modificata la legge sul referendum?». Così Franz Caruso, sindaco di Cosenza, in conclusione della Festa dell’Unità che per quattro giorni, tranne un breve stop dovuto alla pioggia, ha animato l’isola pedonale del capoluogo bruzio.
Davanti a una platea che rimane attenta e presente fino alla fine nonostante l’orario e la temperatura, gli esponenti del Pd testimoniano la presenza di diverse posizioni e sensibilità all’interno del partito, pur nella comune accettazione alla proposta di fusione: Vittorio Pecoraro, segretario provinciale del Pd cosentino, difende il sì alla città unica e ammorbidisce i toni anche a proposito di paventati accordi di potere per posticipare la fusione al 2027 o del presunto “commissariamento” dell’esperienza Caruso.
Damiano Covelli chiede a Occhiuto «perché ha accelerato sulla fusione? Ancora gli brucia la nostra vittoria, Cosenza resta un baluardo del centrosinistra», afferma l’assessore comunale. Per Luigi Incarnato, segretario regionale del Psi, «la città unica è un progetto da costruire senza prepotenza politica» cui si aggiunge l’incertezza della situazione rendese. Mentre Antonio Curcio, portavoce del circolo Sinistra Italiana dell’area urbana, parla di «proposta di legge regionale pasticciata» salvando proprio il passaggio referendario che darà voce alle comunità. «Non lasciamo al centrodestra il tema della città unica – aggiunge – e soprattutto discutiamo attentamente dello Statuto e del Piano strutturale di area più vasta, così come di un Piano su viabilità e traffico». Da Luzzi e Acri i sindaci dem Federico e Capalbo rilanciano le ragioni alla base della mobilitazione dei territori contro una legge che «umilia il confronto e la partecipazione democratica»: annunciata una iniziativa “ad iuvandum” a sostegno del ricorso al Tar del comune di Cosenza sul vizio di costituzionalità. Il dem Salvatore Giorno rivendica invece una posizione forse minoritaria nel circolo ma non nel partito: «Come federazione promuoveremo i comitati per il Sì, ormai l’iter è incardinato in questo modo e proprio su input del gruppo democratico in consiglio regionale»: il riferimento è anche stavolta al 26 luglio scorso, con l’ok al referendum consultivo dunque non vincolante per il legislatore come da emendamento nella cosiddetta legge omnibus che aggiorna un testo regionale del 2006 (legge 15). Inoltre Giorno, pur parlando di «porcata» del centrodestra nel tentativo di cancellare l’amministrazione Caruso dal 1° febbraio 2025, non pensa che i consigli comunali siano stati scavalcati ed esautorati: a riprova cita il caso dell’Emilia Romagna – non proprio una regione di destra – dove un Piano delle fusioni tiene il dibattito sempre aggiornato e aperto ai territori, ma sempre con il primato della massima assemblea elettiva regionale. «Se dovesse vincere il No non si potrà andare avanti – aggiunge Giorno – e questo anche grazie ai consiglieri regionali Pd. Abbiamo due anni per discutere e preparare bene la costruzione della città unica, dobbiamo dire chiaramente che il Pd è per il Sì, lo siamo dal 1975».
Nelle parole del sindaco di Castrolibero Orlandino Greco – di area centrodestra – un sostegno (a sorpresa) a chi riformò il Titolo V e una critica alla maggioranza («fermatevi finché siete in tempo perché vi farete male») in Regione che ha trovato sponda nel Pd proprio nella seduta consiliare di fine luglio più volte evocata come momento spartiacque: «Caputo e Bevacqua – attacca – non sono legislatori come i padri costituenti». Anche Greco infine annuncia due ricorsi. «Il referendum probabilmente neanche si farà, da Roma alcuni esperti sopra le parti e di specchiata fama se ne stanno occupando, intanto aspettiamo il decreto del presidente Occhiuto». Anna Laura Orrico, deputata 5 Stelle, paragona il centrodestra in regione a quello al governo nazionale, parlando di «imposizioni dall’alto» sulla città unica come sull’autonomia differenziata. Le conclusioni spettano al sindaco di Cosenza, Franz Caruso: «Sciogliere tre consigli comunali e fonderli è una pietra miliare che non si rimuove prima dei 15 anni. Il caso Corigliano-Rossano dimostra che le posizioni favorevoli possono cambiare col tempo. In campagna elettorale ero io a parlare di città unica mentre il mio sfidante, peraltro vicesindaco di chi mi ha preceduto, non l’ha mai fatto. Una volta che ho vinto le elezioni la regione ha accelerato sulla città unica unica… guarda caso adesso se ne parla anche a Vibo, dove ha vinto il centrosinistra. Non vogliamo imposizioni eversive e reazionarie da un Melonino che va avanti a colpi di commissariamenti, nei servizi e anche nei Comuni», conclude Caruso. (euf)
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