Nemmeno in Messico se ne fanno più, i soldati di Zapata si rincarnano in narcos con le camicie sgargianti fradicie di sudore mentre scavano nella sabbia di Sinaloa o strisciano l’aperitivo a Mergellina. La coca ha vinto sulla rivoluzione, i ribelli rivoltano solo se stessi ai bordi delle piscine o nelle curve degli stadi: sud America e sud Italia viaggiano in mezzo ai cactus sparando al cielo. Gli eserciti dei campesinos e dei caprai si sono convertiti ai traffici. Gli antropologi/he arrancano, danno risposte ammuffite e profumano dei fiori secchi messi fra le pagine dei libri, hanno barattato i lanciafiamme con le cattedre universitarie e compagni e compagne attempate con fidanzatini e fidanzatine. I fuochi d’artificio di rinomate ditte siciliane e campane folgori delle feste patronali si trovano a competere con le esplosioni variegate e pacchiane di diciottesimi e matrimoni. La bianca macina miliardi sulle piazze polverizzate da Napoli a Milano, da Miami a Toronto. I Narcos aspromontani fanno ovile a Dubai, hanno più liquidità degli Emiri: non ci cascano più con gli investimenti che finiranno in confisca dei beni. Spendono fino all’ultimo centesimo in frivolezze. Amaru ku ncappa, ognuno si fa il giro fin che dura e lascia il regno a un bandolero nuovo.I Noodles continuano ad andare a letto preso e i Max fanno la pacchia fino al passaggio dei compattatori della spazzatura. E l’unico ultimo profeta autentico rimane Ennio Leone.
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