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Mimmo Nunnari ricorda Alcide De Gasperi

Il potere, in Italia, ha odorato per tantissimi anni d’incenso. I piemontesi covarono la pia illusione di aver conquistato Roma. Era successo il contrario. Nel dopo-guerra la Democrazia Cristiana …

Pubblicato il: 16/09/2024 – 11:59
di Bruno Gemelli*
Mimmo Nunnari ricorda Alcide De Gasperi

Il potere, in Italia, ha odorato per tantissimi anni d’incenso. I piemontesi covarono la pia illusione di aver conquistato Roma. Era successo il contrario. Nel dopo-guerra la Democrazia Cristiana ha dominato la scena politica italiana, impostando sovente abitudini di curia e dettando le regole del gioco. Ma, ab origine, rifiutando ogni logica confessionale, c’è stato soprattutto un personaggio che si è sforzato di comprendere la posizione della Chiesa di fronte alle vicende politiche del tempo, traendo le conclusioni più idonee a non nuocere alla laicità del Paese.
Questo personaggio, consegnato al Pantheon della storia del Novecento, si chiama Alcide De Gasperi, un uomo che è stato, ad un tempo, cattolico senza mai essere clericale e laico senza mai essere aconfessionale.
Io che non ho mai votato in vita mia Democrazia Cristiana, penso che Alcide De Gasperi sia stato il più grande statista italiano, e forse europeo, del Novecento. Un personaggio che seppe dire di no niente meno che a Papa Pio XII, meritava e merita un’altissima considerazione.
Bisogna ricordare cosa accadde nel1952 aRoma. A quel tempo, col timore di una forte affermazione delle forze politiche della sinistra, il Vaticano suggerì, e successivamente cercò di imporre, un’alleanza elettorale ad ampia portata per affrontare le votazioni amministrative del comune di Roma. La Santa Sede non avrebbe accettato che la “Città Eterna”, in quanto sede della Cristianità, potesse essere amministrata da un sindaco socialista. De Gasperi si oppose decisamente, attenendosi alla sua moralità e al suo passato di antifascista, ad una coalizione con le destre, e resistette sino a che il Papa si arrese di fronte all’impraticabilità della proposta. L’incidente diplomatico con il Vaticano turbò profondamente l’animo di De Gasperi che confidò ai suoi collaboratori scrivendo: «Proprio a me, un povero cattolico della Valsugana, è toccato dire di no al Papa».
Lo statista trentino, che dal 1945 al 1954, anno della sua morte, rappresentò la stella polare della politica italiana. Alla Conferenza di pace di Parigi del 10 agosto 1946, con l’Italia uscita sconfitta dalla guerra nazifascista, De Gasperi ridiede dignità nazionale attraverso un discorso memorabile che ebbe questo incipit: «Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l’essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione. Non corro io il rischio di apparire come uno spirito angusto e perturbatore, che si fa portavoce di egoismi nazionali e di interessi unilaterali? Signori, è vero: ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano; ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universaliste del cristianesimo e le speranze internazionaliste dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire».
Di Alcide De Gasperi si occupa il saggio di Mimmo Nunnari che uscirà tra qualche giorno. L’intellettuale di Bagnara ricorda anche quando lo statista trentino disse che «con ci sono uomini straordinari»; confessando subito dopo: «Sto scrivendo un saggio sulla storia dei cattolici in politica che uscirà nel prossimo mese di ottobre e, correggendo le bozze, mi sono imbattuto oggi in un discorso di Alcide De Gasperi rivolto ai giovani della Democrazia Cristiana. Ve ne ripropongo una parte e medito (ahimè) su come siamo potuti arrivare così in basso agli spettacolini degradanti inscenati oggi in politica da personaggi guitti e mediocri: “Non ci sono uomini straordinari. Non ci sono uomini entro il Partito e fuori, pari alla grandezza dei problemi che ci stanno di fronte […] Per risolvere i problemi, vi sono vari metodi: quello della forza, quello dell’intrigo, quello dell’onestà, quello della fermezza in una fede sicura. Se io sono qualche cosa, in questa categoria, mi reputo di appartenere alla terza. Sono l’uomo che ha l’ambizione di essere onesto. Quel poco di intelligenza che ho la metto al servizio della verità. Non voglio essere altro. Quindi il grido di “Viva De Gasperi”, lo traduco in “Viva l’uomo di buona volontà che cerca la verità».
Molto tempo dopo De Gasperi arrivò Aldo Moro che pagò il conto di tutti e per tutti.
Per lo smarrimento che viviamo oggi forse sarebbe bene che rileggessimo la storia d’Italia del Novecento.

*giornalista e scrittore

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