REGGIO CALABRIA Maria Pia Tropepi la seconda moglie di Matacena, si difende attraverso le colonne del Messaggero, sostenendo la sua verità dopo l’accusa di duplice omicidio formulata dalla procura di Reggio Calabria. La donna accusata di aver avvelenato il marito e la suocera Raffaella De Carolis, parla del cattivo rapporto che Amedeo aveva con i familiari.
«Non pensavo che la morte di Amedeo avesse svegliato l’interesse di chi in vita se l’era dimenticato. Mio marito non aveva da tempo nessun contatto con la famiglia. L’unico legame affettivo ce l’aveva con la madre» – dice l’imprenditrice titolare a Dubai di un centro estetico. «Amedeo non aveva nessun contatto neanche con i due figli, che io non ho mai conosciuto», (Amedeo junior, e Athos avuti da due matrimoni diversi). Sulle accuse si dice stupita: «Non pensavo di essere indagata dopo la sua morte che, ribadisco, è avvenuta in maniera naturale».
La procura reggina ha incaricato la Dia d’indagare sul patrimonio di Amedeo Matacena, circa 10 milioni di euro, dissequestrato sette mesi prima della sua morte, a settembre 2022. «Io non so nulla della ricchezza di Matacena, – dice Maria Pia Tropepi, ma questa domanda andrebbe rivolta a chi oggi detiene valori e certificati di proprietà. Ma quella persona non sono io». Prima di morire Amedeo Matacena aveva scritto un testamento olografo, che la procura ha sequestrato, nominando la moglie unica erede legittima.
L’estetista dice, però, «di non essere a conoscenza di beni di Amedeo diversi da quelli che, ancora in vita, aveva reclamato senza riuscire ad ottenerne la restituzione». Il figlio dell’imprenditrice è indagato per impiego di denaro di provenienza illecita. «Il testamento che mi ha lasciato Amedeo e l’indagine su mio figlio sono scollegate», si limita a dire Maria Pia Tripepi, senza aggiungere altro.
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