MILANO Da una parte gli interessi legati agli introiti generati dall’indotto della “Curva Nord” dell’Inter, dall’altra gli affari illeciti della famiglia, evitando comunque «attenzioni e sguardi indiscreti». Così Antonio Bellocco, il classe ’88 ucciso a coltellate lo scorso 4 settembre da Andrea Beretta, avrebbe mantenuto un «basso profilo, evitando incontri e contatti diretti» preferendo al contempo la moglie e i parenti. E, soprattutto, il suocero Giuseppe Fabrizio, il classe ’74 di Taurianova, finito anche lui in manette nel corso del blitz coordinato dalla Dda di Milano ed eseguito dagli agenti della Polizia di Stato e dagli uomini della Guardia di Finanza. Come riporta il gip del Tribunale di Milano, Domenico Santoro, il defunto Bellocco avrebbe «sfruttando i parenti per fare recapitare “ambasciate” ai maggiori esponenti della famiglia e, solo più recentemente, a seguito dell’arresto del fratello Carmelo, più direttamente partecipativo», annota ancora il gip. Il rampollo del clan di ‘ndrangheta di Rosarno, infatti, avrebbe «occultato in posti idonei, i proventi illeciti a parenti e persone di fiducia, prima di fare recapitare, alla propria famiglia, il dovuto sostentamento».
«(…) che a tuo fratello? Ci cacciamo 5 mila euro io te e Beretta e dargliele da qua… gli diamo 15 mila euro…? Li mandiamo in galera…». Gli inquirenti nella fase investigativa hanno raccolto «risultanze riguardanti la gestione e l’organizzazione di attività illecite, che hanno avuto apice con l’inaspettato arresto del fratello Carmelo Bellocco» avvenuto in Germania il 5 giugno, a seguito del quale «l’indagato non ha potuto più celare il suo coinvolgimento nelle attività della sua famiglia» riporta ancora il gip, sostituendosi totalmente al fratello. Su iniziativa di Marco Ferdico e con la complicità di Andre Beretta, tutti «avrebbero messo a disposizione 5 mila euro a testa, per un totale di 15mila euro» da inviare in carcere quale sostentamento economico.
Nella ricostruzione degli inquirenti della Distrettuale antimafia di Milano, sarebbero emersi, dunque, una serie di incontri tra Bellocco e alcuni soggetti – non indagati – nel corso dei quali «avrebbero suddiviso un’indeterminata somma di denaro contante che hanno frazionato in più pacchetti di piccola forma». Con un soggetto di Polistena, in particolare, al quale Bellocco avrebbe poi affidato il pacchetto di contanti, poi portati a casa e nascosti in un posto sicuro. «(…) ce l’ho nella scarpiera…Ah, vabbò. Non…non…tipo, se tu la vedi non sembra… perché non ha la maniglia». Qualche giorno dopo, è il 3 giugno 2023, Totò Bellocco incontra un altro soggetto tedesco che gli chiede: «(…) il principale quando sale?… da qua prende l’aereo no? O ha cambiato idea e non va più?». I due fissano un appuntamento, incontro che tuttavia non si è però perfezionato, evidentemente perché Bellocco «è stato interessato all’arresto del fratello avvenuto nella prima mattinata». Il riferimento è all’operazione “Gentleman 2” scattata il 5 giugno del 2023. Un paio di mesi più tardi il Riesame di Catanzaro aveva poi disposto la scarcerazione.
Aspetto rilevante nell’inchiesta ha la suddivisione degli incassi conseguiti dalla Curva Nord, prendendo spunto dalla finale di Champions League disputata dall’Inter «Ferdico, insieme a Beretta e Bellocco avrebbero inizialmente deciso di assegnare un numero di 350 ticket a testa rispettivamente a Intagliata Francesco, a Bosetti Renato, a Nepi Mauro, a Norrito Matteo e a Gatto Adolfo, e ciò ad un prezzo di 600 euro a testa, per poi essere rivenduti, da ogni singolo componente, aggiungendo un ulteriore ricarico di almeno 200 € a biglietto», scrive il gip nell’ordinanza. Intagliata si dimostra il più scontento e allora Ferdico gli avrebbe promesso a fine annata calcistica «un “gettone” di circa 40-50 mila euro che, sommati al ricavo derivante dalla vendita dei biglietti, si sarebbe attestato a circa 120.000 euro complessivi» annota il gip nell’ordinanza. All’esito della controversia e alcuni giorni dopo, Marco e Gianfranco Ferdico si recano a casa di Bellocco «per discutere delle divisioni delle quote degli introiti derivanti dagli affari delle Curva Nord».
Come emerso dall’inchiesta della Dda, Ferdico avrebbe spiegato a Bellocco, nel dettaglio, «come avrebbero suddiviso i 260 mila euro, costituenti l’avanzo degli incassi della stagione – al netto di quelli legati alla Champions League – precisando che 90mila euro sarebbero stati suddivisi in parti uguali tra lui, Bellocco e un tale “Lungo”», è scritto ancora nell’ordinanza. «(…) cosa facciamo degli altri 50 che ho a casa? Perché, come tu ben sai, bisogna fare stare zitto Maurino…» «Però ho un jolly nella manica: a Maurino dovevamo dargli 35; possiamo dargli 25… e dirgli che c’è tuo fratello carcerato e che abbiamo mandato dei soldi alla tua famiglia, cosa che abbiamo detto. Avanzano 25 mila euro…». Ferdico, dunque, avrebbe trovato una possibile giustificazione per la riduzione del denaro da elargire a Nepi, «e cioè dover far confluire tale differenza nelle casse della famiglia Bellocco per sostenere le spese da affrontare in ragione dell’arresto e del mantenimento in carcere del fratello», riporta il gip nell’ordinanza, secondo cui in questo modo sarebbe «confermato che il denaro che viene corrisposto ad Antonio Bellocco sarebbe servito per la famiglia». (g.curcio@corrierecal.it)
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