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IL PROVVEDIMENTO

‘Ndrangheta ai Castelli Romani, confiscati i beni al consuocero del defunto boss Rocco Molè

Fra i beni tre ville a Gioia Tauro, disponibilità finanziarie giacenti su un rapporto creditizio e due zanne di avorio elefantino

Pubblicato il: 10/10/2024 – 16:41
‘Ndrangheta ai Castelli Romani, confiscati i beni al consuocero del defunto boss Rocco Molè

ROMA – Gli agenti della Polizia di Stato della Divisione Anticrimine – Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali – della Questura di Roma ha confiscato unità immobiliari, disponibilità finanziarie giacenti su un conto corrente e due zanne di avorio elefantino. Si tratta di Agostino Cosoleto, insediatosi nella zona dei Castelli Romani, inserito in pericolosissimi contesti di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista, operante nel mandamento tirrenico, facenti capo ad una famiglia di Gioia Tauro, che aveva investito i proventi dei reati di bancarotta fraudolenta e delle seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive o agevolative, in complessi immobiliari, e di un romano, dedito fin dagli anni ’70 del secolo scorso a strutturate attività usurarie e di riciclaggio di capitali illeciti per conto della ‘Ndrangheta, della Camorra e di Cosa Nostra nonché nell’interesse della ‘banda della Magliana’.
L’operazione costituisce il parziale epilogo dell’operazione ‘Ragnatela‘ nel cui ambito, gli specialisti della Divisione Anticrimine – Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali, da circa tre anni hanno avviato le indagini, ricostruendone il percorso e analizzando la posizione economico-patrimoniale di 2 persone (unitamente a quella dei componenti i rispettivi nuclei familiari).

Mammoliti – Mazzaferro

La figura chiave attorno a cui ruotava il sistema era quella di Cosoleto, esponente della cosca Mammoliti – Mazzaferro, e giocava un ruolo chiave negli equilibri del mandamento tirrenico della ‘ndrangheta: è consuocero del boss Rocco Mulè assassinato a febbraio 2008, collegato alla famiglia Piromalli e alla ndrina di Sinopoli degli Alvaro. La misura di confisca, ora definitiva, certifica la rilevante sproporzione tra fonti di reddito lecite, attività economica esercitata e disponibilità di beni posseduti direttamente dal calabrese. I beni irrevocabilmente confiscati che entreranno a far parte del patrimonio dello Stato sono tre unità immobiliari site nel Comune di Gioia Tauro, disponibilità finanziarie giacenti su un rapporto creditizio e due zanne di avorio elefantino, per un valore complessivo di oltre 160mila euro. 

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