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l’intervista

In pronto soccorso col manganello, poi l’aggressione. «Non abbiamo la libertà di fare il nostro lavoro»

Il primario del PS di Lamezia, Procopio: «Situazione stressante, non riusciamo a dedicare più tempo ai pazienti». Occhiuto: «Episodio pazzesco, solidarietà al primario»

Pubblicato il: 12/11/2024 – 11:07
In pronto soccorso col manganello, poi l’aggressione. «Non abbiamo la libertà di fare il nostro lavoro»

LAMEZIA TERME È accaduto tutto in pochi minuti e mentre svolgeva normalmente il lavoro nel corso del turno serale al pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme. Una paziente in osservazione da più di 24 ore e pronta ad essere dimessa dopo aver eseguito tutto l’iter diagnostico. Qualcosa però non va come dovuto. «La paziente non accetta la dimissione, quindi ne è nato un diverbio con il nipote di questa signora che ha cominciato a alzare la voce, e a quel punto ho cercato di chiamare le guardie che solitamente perlustrano il Pronto soccorso». La situazione, però, precipita in pochi secondi. «Mi sono alzato e questa persona ha estratto dalla propria giacca un manganello e ha cercato di colpirmi alle spalle, da dietro. Mi sono accorto di quello che stava accadendo e mi sono piegato, così mi ha colpito sulla schiena. Se mi avesse colpito in testa non so come sarebbe andata a finire».

Ordinaria follia

È il racconto di una serata di ordinaria follia in un ospedale calabrese, di quelle che ormai accadono sempre più spesso. Obiettivo di pazienti e parenti dei degenti il personale medico, aggredito troppo spesso con schiaffi, pugni e, come in questo caso, addirittura con uno sfollagente. L’ultimo episodio è avvenuto ieri sera al Pronto soccorso dell’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, la vittima è proprio il primario Rosarino Procopio che, contattato dal Corriere della Calabria, sfoga la sua delusione: «È una mancanza di rispetto nei confronti di chi cerca, soprattutto in pronto soccorso, di dare assistenza a tutti, rendendoci conto delle liste d’attesa a cui sono costretti questi pazienti». «Però non ci viene riconosciuto nulla – osserva Procopio – non ci viene data la possibilità di decidere in santa pace quando una persona deve fare una cosa piuttosto che un’altra. Ora sono praticamente i familiari o i pazienti stessi che decidono se devono fare una TAC, se devono fare degli esami e se devono essere dimessi oppure no. Non abbiamo più la libertà e la tranquillità di fare questo lavoro».

«I medici cubani hanno bisogno ancora di tempo»

Con il primario del PS di Lamezia Terme cogliamo l’occasione per fare il punto sull’attuale situazione dell’ospedale lametino. «I medici cubani, purtroppo, hanno bisogno di tempo fino a quando non raggiungono una certa autonomia. Quest’anno ho avuto sette medici che sono andati in pensione. Ci vuole del tempo perché capiscano tutti gli ingranaggi del nostro pronto soccorso e della nostra sanità. Quindi ora lavoriamo con tre unità, tra cui dobbiamo gestire l’osservazione breve intensiva con otto posti letto, 8 posti in pronto soccorso ordinario e sicuramente abbiamo una mano da altri medici che fanno i codici bianchi». «La situazione – osserva Procopio – per quanto riguarda i medici rimane molto stressante perché ci facciamo carico alle richieste di assistenza anche della parte di Vibo e del basso Cosentino, parlo di Campora San Giovanni, Amantea, Paola, che affluiscono praticamente al nostro comune». Secondo Procopio «c’è una grossa affluenza, abbiamo incrementato rispetto all’anno scorso, nello stesso periodo, di duemila accessi».

Affluenza e mancanza di filtro

Una affluenza che, a tratti, diventa ingestibile anche marca manca un “filtro”. Per il primario «è il solito discorso del territorio che non funziona o funziona male, penso che sia una delle cause principali, perché ci serve più tempo da dedicare al paziente, ne dedichiamo in media 4-5 minuti, per poter andare avanti e smaltire la richiesta di assistenza che abbiamo giornalmente nelle 24 ore. Tanta gente che arriva in pronto soccorso potrebbe essere tranquillamente assistita sul territorio, e questo ci aiuterebbe a non creare questo genere di episodi».

Occhiuto: «Pazzesco portare manganello in ospedale»

«L’ennesimo episodio violento nei confronti del personale sanitario desta grande allarme e richiama l’urgenza di attivare ogni misura necessaria per tutelare i nostri medici e i nostri infermieri». Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria. «Vicende di tale gravità, come quella avvenuta ieri sera nell’ospedale di Lamezia Terme, in cui il primario del Pronto soccorso Rosarino Procopio è stato aggredito con un manganello riportando varie contusioni, stanno diventando sempre più all’ordine del giorno», ha sottolineato Occhiuto. «Per questo, ancora una volta, rinnovo – ha detto ancora il presidente – l’invito alle istituzioni affinché si attivino tutte le opportune contromisure per arginare un fenomeno così inquietante. Sincera solidarietà e vicinanza al dottor Procopio, ai suoi colleghi, ai pazienti, e a tutta l’Asp di Catanzaro». «Mi auguro che l’individuo che si è permesso di entrare in ospedale con un manganello – un comportamento davvero pazzesco – con l’evidente intento di usare la violenza contro qualcuno, venga assicurato alla giustizia per il suo atto criminale e indegno di un Paese civile», ha concluso Occhiuto. (redazione@corrierecal.it)

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