LAMEZIA TERME Situazione debitoria insostenibile, personale in genere non qualificato e non funzionale rispetto alla mission dell’ente, l’assenza di un management adeguato, un’attività di ricerca ridotta al minimo. I motivi dell’estinzione della Fondazione Mediterranea Terina dichiarata alcune settimane fa dalla Regione Calabria sono condensati in una relazione allegata alla delibera con cui la Giunta guidata dal presidente Roberto Occhiuto ha nominato, su proposta dell’assessore Gianluca Gallo, il commissario liquidatore nella persona di Fabrizio D’Agostino. La relazione è vergata dal precedente commissario della Terina, Maria Antonella Cauteruccio, è datata – nella sua ultima versione – novembre 2024 e mette in fila tutte le criticità che negli anni hanno trasformato quella che doveva essere un centro d’eccellenza nel campo della ricerca applicata all’agroalimentare in un “carrozzone” costoso e soprattutto improduttivo. Per la “Terina” dunque nessun futuro, dopo che una norma della penultima Omnibus della Regione, approvata ad agosto a Palazzo Campanella, ne ha decretato la chiusura, con una liquidazione che dovrà chiudersi entro il prossimo 30 giugno.
Nella relazione di novembre il commissario della Terina ha scritto nero su bianco che sulla Fondazione «pesano gravemente: 1. la situazione debitoria che si accumulata nel corso degli anni» (e, più di ogni altra cosa, un consistente pignoramento avanzato dal Mur); «2. la sperequata dotazione di personale non di ricerca che svolge funzioni non proprie della Fondazione (guardiania in primis); 3. l’assenza di un direttore con funzioni tecniche e di management e di un responsabile della ricerca con qualifica di ricercatore di livello unitario; 4. la mancanza di domanda di servizi di ricerca sia da parte di soggetti pubblici che dal mondo imprenditoriale, a causa dello Statuto che prevede che la Fondazione sia ad esclusivo servizio del socio unico; 5. la non elevata qualificazione del personale di ricerca in servizio; 6. l’indisponibilità di risorse per la manutenzione ordinaria delle attrezzature e dei locali; 7. la difficoltà di configurare stabilmente l’attività di ricerca e di trasferimento tecnologico tramite rapporti strutturati, in termini anche contrattuali e di mercato, con un numero sufficiente di istituzioni e di imprese». Ciò posto – chiosa il commissario liquidatore – «l’estinzione della Fondazione ai sensi della normativa vigente appare la strada più praticabile per le sorti dell’ente. Idem dicasi per quanto attiene la percorribilità dell’articolo 28 cc sulla trasformazione dell’ente, in quanto ricorrono i requisiti della insufficienza del patrimonio che rendono lo scopo praticamente impossibile. Ma tale ultima ipotesi sulla trasformazione, dal legislatore è rimessa come possibilità dell’autorità regionale, che è anche fondatore dell’Ente. A ciò aggiungasi – conclude infine la relazione – che il Bilancio 2023 della Fondazione ha evidenziato una situazione patrimoniale e finanziaria gravemente compromessa. L’evidenza viene fornita dal netto patrimoniale fortemente negativo, da un risultato gestionale in perdita economica e da una situazione finanziaria di forte squilibrio per l’esposizione verso l’Agente nazionale della riscossione e verso l’Agenzia delle Entrate, tanto che lo stesso Revisore nella relazione al predetto Bilancio ha dichiarato che i dati patrimoniali ed economici evidenziano gravi indizi che sollevano “dubbi significativi sulla capacità della Società di mantenere la continuità aziendale”. Di talché e tutto ciò premesso e considerato, si conclude prudenzialmente per la impossibilità della Fondazione nel perseguire lo scopo statutario». (a. cant.)
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