COSENZA Una verità ancora sospesa, attesa. Quel tragico 25 agosto 2024 a Lorica, nel cuore della Sila, si è consumata la tragedia con protagonista Ilaria Mirabelli: 38enne cosentina deceduta a seguito di un incidente stradale mentre si trovava a bordo della Volkswagen Up, insieme al suo compagno Mario Molinari. Quest’ultimo è indagato con l’accusa di omicidio stradale.
Le indagini sulla morte, a quattro mesi da quel drammatico impatto mortale, non sono ancora chiuse anche se tutti gli atti e le perizie disposte sono state depositate. Nelle scorse settimane, infatti, gli avvocati dell’indagato e della famiglia Mirabelli hanno ricevuto la notifica della consegna di tutti i documenti che raccolgono dettagli e ricostruzioni relative all’incidente. Si tratta delle perizie depositate dall’ingegnere Carelli Basile, consulente tecnico modale nominato dalla Procura di Cosenza, dai medici legali Vannio Vercillo, Berardo Silvio Cavalcanti e dagli investigatori del Ris di Messina. Il nodo da sciogliere relativo alla persona alla guida della vettura al momento dell’incidente rappresenta l’elemento cardine delle indagini, l’ago della bilancia utile a determinare eventuali responsabilità in capo all’indagato. Che ha sempre sostenuto di trovarsi seduto sul lato passeggero della vettura, guidata – secondo la sua testimonianza – da Ilaria Mirabelli. La famiglia di quest’ultima, invece, ha sempre proposto, con forza, la tesi contraria. A tal proposito, lo scorso 9 ottobre, la sorella della vittima è stata protagonista di un esame tecnico irripetibile disposto dalla procura di Cosenza ed eseguito alla presenza di Fausto Carelli Basile. Alessia Mirabelli è salita a bordo della Volkswagen Up per verificare la compatibilità della posizione del sedile del lato guida con il fisico della vittima. Le sorelle hanno medesima statura. Non resta che attendere la determinazione della procura per mettere la parola fine ad una vicenda che ha evidentemente segnato la cronaca calabrese nel 2024. L’ultima dichiarazione della famiglia Mirabelli risale al 13 novembre 2024, giorno del compleanno di Ilaria: mamma Lidia prende carta e penna e scrive una lettera densa di emozioni contrastanti. «Hai lasciato nei nostri cuori un grande dolore e un grande vuoto, ma anche un gran ricordo ed esempio di amore e bontà. La tua assenza ci fa star male, ma sappiamo che adesso sei in un posto migliore».
Era il 2 maggio del 2023, Antonella Lopardo di 49 anni viene uccisa da una scarica di 38 proiettili AK 47. Una esecuzione in piena regola. Ma perché ricorrere a modalità tipiche dei regolamenti di conti tra criminali? E’ questa la prima domanda che si sono posti gli uomini e le donne delle forze dell’ordine che indagano sull’omicidio avvenuto in contrada Ciccotonno di Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza: terra di efferati delitti di mafia. Il marito della signora, Salvatore Maritato, titolare di una pompa di benzina è già noto alle forze dell’ordine: ritenuto un presunto esponente della cosca Forastefano, coinvolto in passato nell’inchiesta “Omnia” condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Sarebbe stato lui, con ogni probabilità, il vero obiettivo dei killer. I colpi del commando armato sono partiti quando la donna si sarebbe avvicinata ad una finestra, la sua ombra avrebbe “ingannato” gli autori del delitto convinti si trattasse della sagoma del coniuge. Un “errore” costato la vita ad una donna innocente. Sentito dagli investigatori, Salvatore Maritato avrebbe confessato di non aver visto il volto dei sicari e di non avere nessuna idea sul possibile movente.
A distanza di oltre un anno da quel brutale agguato, restano ancora senza nome i responsabili mentre Chiara Maritato – figlia di Antonella Lopardo – a pochi giorni dall’assassinio aveva ricordato così la povera madre. «Non abbiamo mai augurato del male a nessuno, ci pensa Dio dicevi sempre, ci pensa la vita. Quella vita che ci hanno distrutto e strappato via così brutalmente». (f.benincasa@corrierecal.it)
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