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‘Ndrangheta, i lavori a Ricadi e la tentata estorsione a De Nisi: «Un uomo di Zungri mi disse di regolarizzarmi»

Il consigliere regionale riferisce in aula, da teste, le richieste estorsive ai danni della ditta di famiglia e denunciate alle forze dell’ordine

Pubblicato il: 13/01/2025 – 16:46
‘Ndrangheta, i lavori a Ricadi e la tentata estorsione a De Nisi: «Un uomo di Zungri mi disse di regolarizzarmi»

VIBO VALENTIA Si è svolta oggi, presso l’aula bunker del nuovo Palazzo di Giustizia di Vibo Valentia, l’udienza del processo contro la ‘ndrangheta vibonese che unisce le inchieste Maestrale, Olimpo e Imperium. Chiamato a deporre come teste il consigliere regionale Francesco De Nisi, escusso dai giudici riguardo alcune richieste estorsive che sarebbero state avanzate quando lo stesso era direttore tecnico della “De Nisi Srl”. Circa 185 gli imputati nel maxiprocesso, tra questi Diego Mancuso, Peppone Accorinti, Davide Surace, Costantino Gaudioso, Paolo Ripepi e Gianfranco La Torre, ai quali viene contestata l’accusa di tentata estorsione.

L’incontro alla sede dell’impresa

Di fronte al collegio giudicante, presieduto dal giudice Giulia Conti, De Nisi, assistito dall’avvocato Franco Giampà del foro di Catanzaro, ha risposto alle domande del pm Andrea Buzzelli riguardo una presunta richiesta estorsiva avanzata nel maggio 2020 ai suoi danni. «Fino al 2021 ho ricoperto il ruolo di direttore tecnico della De Nisi Srl, un’impresa edile a conduzione familiare operante per lo più nel settore dei lavori pubblici». L’episodio, spiega il consigliere regionale, risale al maggio 2020, periodo in cui dopo la prima ondata di Covid nel 2020 si circolava di nuovo liberamente. «Ricevetti presso la sede dell’azienda, di prima mattina, la visita di un uomo. Abbiamo parlato sul piazzale esterno, di fronte l’ingresso. Mi ha chiesto dei lavori a mare. Non ricordo le parole precise, ma mi disse di regolarizzarmi che “c’erano degli impegni presi”».

«Mi disse che era di Zungri»

Si trattava di lavori, spiega De Nisi, di difesa dall’erosione costiera a Ricadi, appalto ottenuto dopo una gara indetta dalla Regione per una cifra tra i 2 e i 3 milioni di euro. «La richiesta era di corrispondere somme per quei lavori. Non mi disse chi era, solo che era di Zungri e che dovevo rispettare impegni con uno che “ora non c’è”. Ho immaginato fosse una persona di spicco di cui leggo sulla stampa locale, che opera attività criminali a Zungri, Peppone Accorinti». L’episodio, riferisce De Nisi, è stato subito denunciato alle forze dell’ordine. «Sono stato convocato in questura 2-3 giorni dopo, ho riferito il fatto e ho dato anche il numero di targa dell’auto con cui era venuto l’uomo». Proprio quella targa De Nisi l’avrebbe rivista mentre si recava sul cantiere. «Ho avuto la sensazione di essere seguito, l’ho vista due volte nella stessa giornata. Prima mentre andavo sul cantiere, poi al ritorno. Non ho mai versato quella somma, ma a parte questo non ho mai subito nulla». Eccetto, un dubbio episodio in cui un escavatore lasciato sulla spiaggia è stato trovato bruciato: «Prese fuoco solo il compartimento batterie e il sedile del guidatore, abbiamo pensato che poteva pure essere un cortocircuito».

L’episodio con Gianfranco La Torre

Il consigliere regionale, rispondendo alle domande del pm, tira in ballo poi il nome di Gianfranco La Torre, sindacalista ex vicesindaco di Ricadi e imputato nel processo con l’accusa di estorsione. «L’ho conosciuto quando sono stato eletto presidente della provincia, lui era consigliere provinciale. Un giorno mi disse che se avevo bisogno di mezzi di avvalermi di un’impresa locale, la Ripepi srl (appartenente a Paolo Ripepi, imputato nel processo, ndr). Io non ne avevo bisogno, chiesi a un avvocato mio amico e mi disse di lasciar perdere questa impresa perché il titolare era chiacchierato. Io avevo già scelto a priori di non avvalarmene». (ma.ru.)

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