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Gli avvocati calabresi: «No al gigantismo, sì a una giustizia a misura d’uomo»

Le Camere penali riunite a Catanzaro illustrano le ragioni dell’astensione «in difesa del giusto processo e contro le torsioni autoritarie»

Pubblicato il: 17/01/2025 – 13:19
Gli avvocati calabresi: «No al gigantismo, sì a una giustizia a misura d’uomo»

CATANZARO “Non al gigantismo, sì a una giustizia a misura d’uomo”. Può essere sintetizzata così la motivazione dell’astensione dei penalisti proclamata in questi giorni e che oggi a Catanzaro ha riunito le Camere penali calabresi con un obiettivo preciso: “Diamo voce ai diritti”. Con la toga sulle spalle le Camere penali calabresi hanno illustrato le ragioni dell’astensione «in difesa del giusto processo», è stato spiegato dagli esponenti del mondo forense regionale. «Manifestiamo per dire no a un certo modo di fare i processi. I processi – spiega in premessa Francesco Iacopino, presidente della Camera penale di Catanzaro – vanno fatti, ma i maxiprocessi, il gigantismo processuale, i processi di massa inevitabilmente si riflettono sulla qualità della risposta alla domanda di giustizia. Oggi questa torsione autoritaria, questo modo di fare i processi sommario, ha raggiunto l’acme. Perché con la delocalizzazione del maxiprocesso Rinascita Scott, Recovery e altri di fatto si sterilizza il diritto di difesa, compresso ulteriormente anche da una distanza geografica che diventa insopportabile, non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista di sostenibilità del diritto di difesa. E allora i processi vanno fatti, ma bisogna tornare nelle aule di tribunale con numeri quantitativamente accettabili, perché altrimenti il gigantismo processuale produce queste torsioni e il numero degli errori giudiziari che noi annualmente denunciamo e che vede i distretti di Corte d’Appello di Catanzaro e di Reggio Calabria sempre in cima alle classifiche – prosegue Iacopino – ci stanno a dimostrare che il modo di fare questo tipo di processi è fallimentare».

Milicia e Iacopino

Il tema della separazione delle carriere

Il tema della separazione delle carriere, che per Iacopino «è un passaggio necessario per completare anche sul piano costituzionale la transizione che nel 1988 abbiamo fatto dal sistema inquisitorio a quell’accusatorio, ma anche per realizzare il giusto processo che è stato scolpito nell’articolo 111 della Costituzione. Quindi è necessario che culturalmente la giurisdizione si riappropri della centralità del momento giudicante. Tutti noi sappiamo che oggi al centro della giurisdizione non c’è il momento della verifica giudiziale, ma c’è il momento iniziale delle indagini e degli arresti, in nome dei quali vengono emesse sentenze sociali inappellabili Questo scostamento dai valori costituzionali va necessariamente corretto perché – sostiene il presidente della Camera d’appello di Catanzaro – dobbiamo ritornare a sentire socialmente un principio costituzionale irrinunciabile, cardine, che è quello della presunzione d’innocenza. Noi oggi invece, anche e soprattutto nei maxiprocessi, consideriamo gli imputati colpevoli fino a sentenza contraria.  Bisogna recuperare una grammatica comune, un sentire sociale che si riallinei al quadro valoriale disegnato nella nostra Costituzione».

La situazione a Catanzaro

Con riferimento alla situazione specifica del Distretto di Catanzaro Iacopino osserva: «Intanto dobbiamo avere la lucidità e anche l’onestà di dire che questo è un distretto difficile a livello territoriale e quindi chiaramente le sfide che in questo distretto siamo chiamati ad affrontare sono sfide impegnative ed importanti. Ma è compito dell’Avvocatura ricordare che queste sfide non possono determinare delle compressioni significative dei diritti di difesa perché il risultato di ogni compressione del diritto di difesa è l’attrazione di vittime innocenti all’interno del tritacarne giudiziario. Quando cediamo sul terreno delle garanzie – conclude il presidente della Camera d’appello di Catanzaro – rischiamo sempre di produrre danni maggiori rispetto a quelli che pretendiamo di risolvere. risucchiamo all’interno del meccanismo infernale della giustizia. Vittime innocenti, aziende sane, noi non contribuiamo a risolvere i problemi di questa terra ma li aumentiamo e i maxiprocessi inevitabilmente comportano giudizi sommari e quando il giudizio è sommario la qualità della risposta non può essere accettabile». A presiedere l’evento il coordinatore regionale delle Camere penali calabresi Giuseppe Milicia. (a. cant.)

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