COSENZA «Da una parte la gioia nell’aver saputo che l’evento si era risolto grazie a Dio e a chi si è impegnato, dall’altra il rammarico e la pena non solo per i genitori della piccola Sofia, che hanno vissuto un enorme spavento, ma anche per chi ha fatto questo gesto»: il vescovo di Cosenza, Giovanni Checchinato, affida la sua riflessione al Corriere della Calabria cercando di andare oltre le valutazioni di merito sul rapimento di martedì sera nella clinica Sacro Cuore, per innalzare il livello della riflessione sulla deriva non certo edificante che il caso ha scatenato sui social nelle ore del sequestro e oltre, tra messaggi di odio per la coppia e banalizzazioni di una vicenda comunque dolorosa.
«Emerge una situazione di povertà di mezzi e relazioni – ragiona monsignor Checchinato – che ha portato a un gesto che non saprei come definire se non strampalato. Da questa storia ho avuto la conferma che ci si debba prendere cura gli uni degli altri, ce n’è bisogno, sempre. Lasciati soli, tutti possiamo combinare grossi guai». Dal prelato anche la critica a chi sui social ha «etichettato una persona (il 43enne Aqua Moses, il cui ruolo nella vicenda è ancora da chiarire, ndr) semplicemente per il colore della sua pelle, al di là delle eventuali colpe, spesso senza avere informazioni sufficienti e necessarie per dire se una persona abbia fatto o no del male». (euf)
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