LAMEZIA TERME Il suo nome era già emerso nelle scorse settimane dalle carte dell’inchiesta della Distrettuale antimafia di Bologna. Quella per intenderci legata ad un imponente traffico di cocaina che, dalla Colombia, portava dritto dritto in Italia. Ora per Salvatore Gaetano (cl. ’81) di Crotone è arrivato anche un decreto di sequestro di beni per un valore di 785.494 euro nell’ambito della maxinchiesta condotta questa mattina dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia. Gaetano, infatti, è tra i 179 soggetti indagati nell’indagine “Ombromanto”, tutti accusati di aver preso parte ad una organizzazione criminale dedita a reati tributari e frodi fiscali per quasi 104 milioni di euro.
Da una parte il traffico di droga – hashish, marijuana e cocaina – dall’altra anche presunti reati finanziari. Nella precedente inchiesta, infatti, il crotonese classe 1981 era accusato di far parte di un sodalizio criminale, collegato anche alla ‘ndrangheta calabrese, dedito all’importante di sostanza stupefacente dal Sudamerica. Insieme ad un soggetto albanese, Gaetano «avrebbe intrattenuto contatti con i soci di stanza all’estero (domiciliati in Colombia, Italia, Albania, Kosovo, Paesi Bassi ed Ecuador) per le importazioni di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente e stabilendo le modalità di invio del denaro a questi ultimi, prendendo in carico le forniture di cocaina, eroina, marijuana e hashish dal loro arrivo ed occupandosi poi dello stoccaggio e della relativa distribuzione sul territorio nazionale». Dall’inchiesta erano emersi i legami con Domenico Bolognino (cl. ’90) di Locri, «connotato da un importante background criminale» essendo figlio del più noto Michele, considerato esponente della ‘ndrina Grande Aracri e già detenuto.
Ma non è tutto. Nello stesso arco temporale, dalla seconda metà del mese di aprile 2021, Salvatore Gaetano insieme a due cugini albanesi anche loro appartenenti al gruppo criminale e in concorso con altri soggetti a vario titolo coinvolti nell’operazione, «avrebbero perfezionato l’introduzione all’interno del territorio nazionale di un lotto di banconote false del taglio da 500 euro per un valore nominale complessivo pari a ben 73.500 euro», generando, con la loro spendita, un forte ritorno economico.
Così come è emerso, invece, dall’indagine della Procura di Reggio Emilia, Salvatore Gaetano noto come “Turuzzo” sarebbe anche il rappresentante e amministratore di fatto della società “Service & Service S.r.l.s.” – dal 3 giugno 2019 al 3 novembre 2020 – ma di fatto sarebbe stato sempre Gaetano, anche successivamente, a gestirla secondo le direttive di un altro indagato, Michele Mastropietro. Un castello di carta perché sarebbe stata riscontrata l’assenza di qualunque attività, di personale, di insegne e altri caratteri distintivi della società. Inoltra, la società – dal controllo dei documenti – sarebbe emerso come la società sia stata acquisita da Mastropietro a servizio del sodalizio, «destinandola in modo esclusivo alla creazione di crediti fittizi e alle successive illecite compensazioni con i debiti delle società terze “clienti” del sodalizio». In buona sostanza, secondo l’accusa, Salvatore Gaetano insieme ad altri soggetti, avrebbe avuto il compito di «gestire le società cartiera del sodalizio, anche occupandosi materialmente delle compensazioni, nonché quello di occuparsi dell’esecuzione delle direttive impartite dai capi».
Dal controllo delle visure, inoltre, emerso che non sono state presentate dichiarazioni ai fini delle imposte indirette, non esistono versamenti di imposte, ma solo compensazioni di debiti di terzi. E ancora: non esistono dipendenti e, dall’esame delle dichiarazioni Iva, i dati inseriti (quando presenti) sarebbero «palesemente finalizzati a rendicontare un credito Iva non avente alcuna derivazione contabile». È emerso che in entrata, sui conti della società risultano accreditati 34.709,79 euro e relativamente alle cessioni di credito non sono stati ricevuti pagamenti; pertanto, si ritiene che siano stati utilizzati o conti correnti esteri o conti correnti intestati a terzi, come confermerebbero le SOS relative alla società. Inoltre – sempre da quanto emerso dall’inchiesta – la società non risulta aver presentato dichiarazioni fino al mese di novembre 2020, ma avrebbe ceduto crediti per 1,5 milioni di euro, simulando la cessione di un ramo di azienda alla “Admin Service S.r.l.s.” e alla “Moda Services S.r.l.”. Salvatore Gaetano si sarebbe poi preoccupato di presentare una dichiarazione integrativa per l’anno d’imposta 2019, riportante un credito iva ammontante a 3.141.978 euro e per l’anno d’imposta 2020 riportante un credito iva ammontane a 3.141.978 euro. Per i finanzieri però «si tratta di dichiarazioni da considerarsi false in quanto riportanti crediti inesistenti, come già evincibile in ragione del fatto che la società fosse priva di struttura e di dipendenti per le annualità di interesse». (g.curcio@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x