Ultimo aggiornamento alle 23:31
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

la riflessione

Dario Brunori, le zagare, la resina dei pini della Sila

Per tutti noi, per la nostra terra è come un respiro di aria pura impreziosito dall’odore delle zagare o da quello della resina dei pini

Pubblicato il: 14/02/2025 – 9:26
di Francesco Bevilacqua*
Dario Brunori, le zagare, la resina dei pini della Sila

Pur avendo ascoltato ed amato tanta musica nella mia vita (iniziando dal jazz, poi la musica pop, la musica classica, la musica contemporanea, la musica popolare come la intendeva Bela Bartok), non mi hanno mai entusiasmato i cosiddetti cantautori italiani. Salvo forse il De Andrè di “Creuza de ma”, con quelle musiche meravigliose, il suono degli strumenti tradizionali, il dialetto ligure e la collaborazione e gli arrangiamenti di Mauro Pagani ex PFM. Salvo la duttilità, la creatività, l’ironia di un Dalla. Per il resto ho apprezzato poco la musica, spesso ripetitiva ed ossessiva, come in Guccini o peggio in Lolli, o troppo melodica e scontata, come in Venditti. Non mi è mai piaciuto un certo modo di far andare la voce, che tanti altri hanno poi imitato, come è accaduto per De Gregori. Non mi è piaciuta la svolta commerciale di Battiato (ho invece amato molto i suoi primi dischi di musica sperimentale). Sui testi e la supponenza di alcuni di loro occorrerebbe poi un lungo discorso.
Per questo motivo, sino a qualche tempo fa non mi ero mai interessato a Brunori sas (al secolo Dario Brunori). Poi mi sono venuti davanti, sui social, dei pezzi di sue interviste. E ho notato come Dario non nascondesse la sua calabresità, la sua inflessione cosentina, una fisicità paciosa, un po’ ingobbita, un modo di parlare e sorridere che sapeva di “pensiero meridiano” (chi non sa cos’è, legga il bel libro di Franco Cassano ed uno degli ultimi capitoli de “L’uomo in rivolta” di Albert Camus). Il siparietto sembrava molto vicino ad uno scambio di battute che mi vide protagonista e che sintetizzo così: “ma tu, come fai a vivere in Calabria?”, mi chiese un’amica ligure; ed io risposi “ci vivo … da diversamente felice”; che voleva dire: convivere con le ombre, battersi per cancellarle, apprezzare la luce, senza retorica e con un pizzico di ironia. Ebbene quel Brunori della Calabria come resistenza inconsapevole al capitalismo, e del disincanto verso il consumismo “perché ni sicca” (cose dette, si badi bene, con autoironia e gusto del paradosso, non certo come verità scientifica o programma politico), mi è piaciuto al punto che ho cominciato ad ascoltare le sue canzoni e soprattutto le sue risposte ai giornalisti. Poi sono andato a cercarmi in Internet la sua esibizione a Sanremo. Sono stato felice di constatare che la sua canzone non è affatto scontata. È sincera, invece, la musica piacevole, il testo molto bello… e non c’entra un fico secco con “Rimmel” di De Gregori. Alla fine gli ho perdonato di aver partecipato al festival della stupidità e dell’ipocrisia e gli auguro di restare esattamente com’è. Perché per tutti noi, per la nostra terra è come un respiro di aria pura impreziosito dall’odore delle zagare o da quello della resina dei pini. E investo sul fatto che non si monterà la testa.

*Avvocato e scrittore

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x