«Come dice Murakami “scrivere un libro è un po’ come correre una maratona”». Il figlio di Forrest Gump (Mondadori) è un romanzo che racconta cosa significhi affrontare le sfide della vita, un racconto che ha al centro il rapporto indissolubile tra un uomo e suo figlio. Quell’uomo è il padre di Angelo Ferracuti: «Due ore prima di morire mi ha chiesto di scrivere di lui, e gli ho promesso che lo avrei fatto». «Mio padre prima di me è stato un grande viaggiatore, ha viaggiato e corso in mezzo mondo, maratone da tutte le parti», ci racconta l’autore dell’opera che ha conquistato un posto tra le dieci proposte al Premio Letterario “Mario La Cava”.
“Il figlio di Forrest Gump” è il racconto di una sfida, con il mondo e con se stessi. Come nasce questo romanzo?
Era una storia che un po’ mi aspettava, sapevo che un giorno l’avrei raccontata, poi mio padre due ore prima di morire mi ha chiesto di scrivere di lui, e gli ho promesso che lo avrei fatto. Quando successivamente ho iniziato a immaginare il libro e dargli una forma ho pensato di intrecciare la sua vicenda biografica alla sua, raccontare anche la storia della nostra famiglia e di contestualizzarla in quello scenario di conflitti sociali che sono stati gli anni ’70, che ho vissuto come militante politico nei gruppi della sinistra extraparlamentare. Volevo non tante raccontare la mia storia privata ma soprattutto una autobiografia collettiva, una storia vissuta dai molti che come noi hanno partecipato idealmente e con intensità a quegli anni di grandi conquiste ed emancipazioni sociali, civili, culturali.
Al centro c’è il rapporto padre-figlio e un racconto che si sviluppa proprio attraverso gli occhi di un figlio. Quanto è stato complesso scrivere questo romanzo?
Sono uno scrittore, per me è naturale che le memorie della mia vita entrino inevitabilmente nelle storie che racconto, quindi è stato del tutto naturale, ma ovviamente la memoria inventa nel tempo, quindi il mio si può considerare a tutti gli effetti un romanzo, un romanzo famigliare. Certo però il libro è anche una forma di riconciliazione, un bilancio esistenziale di chi siamo stati, quindi più che complesso è stato utile per capire certe cose incredibili che sono successe nelle nostre vite. E poi oltre ai conflitti generazionali che hanno segnato un’epoca, al rapporto tra un padre e un figlio in questo libro si incontrano anche le nostre due attività esistenziali, la scrittura e la corsa, qualcosa che ci accomuna. La scrittura e la corsa sono due attività assolutamente solitarie, ore e ore a battere sui tasti di un pc per uno scrittore, e altrettante a battere i piedi contro l’asfalto o la terra battuta per un maratoneta, in tutto questo c’è di sicuro una componente autistica, per lo sport credo anche mistica, estatica, soprattutto in un nostalgico della civiltà contadina e del suo mondo ancestrale come mio padre, chi scrive invece entra in una specie di trance, entra in un’altra dimensione. Sono attività che si basano anche sulla resistenza mentale nel tempo, sull’ostinazione, anche perché è qualcosa di ripetitivo, quindi, forse io e mio padre abbiamo entrambi una attitudine di questo tipo, una tenacia comportamentale, in questo ci somigliamo. Come dice Murakami “scrivere un libro è un po’ come correre una maratona”, mi verrebbe da dire questo. E poi sono forme di conoscenza del mondo, mio padre prima di me è stato un grande viaggiatore, ha viaggiato e corso in mezzo mondo, maratone da tutte le parti, New York, Gerusalemme, Helsinki, Mosca, oltre 300000 chilometri percorsi omologati, la corsa gli ha permesso di fuggire dalla provincia e raggiungere altre latitudini, vedere altri mondi, città, mentre per me questa scoperta è avvenuta grazie all’avventura del reportage, che mi ha permesso di penetrare geografie diverse, lontanissime, per raccontarle e conoscere. In tutto il resto direi che siamo stati molto diversi.
Quali sono i suoi punti di riferimento in ambito letterario? Ci sono scrittori o opere che hanno segnato il suo modo di concepire la scrittura?
Sono prevalentemente un reporter, scrivo reportage narrativi per i giornali, e questa diciamo è la mia produzione massimalista, quindi ho amato molto i maestri del genere come Jack London, George Orwell, il grandissimo Kapuscinski, ma il mio vero maestro sul campo è stato il fotografo Mario Dondero, una leggenda del fotogiornalismo del ‘900 con il quale ho lavorato e girato molto. Invece glia autori che ho amato moltissimo nel mio apprendistato letterario sono moltissimi, Franz Kafka, per esempio, Albert Camus, sicuramente, il teatro di Pinter, e all’inizio Raymond Carver e certa letteratura americana, tra gli italiani Volponi e Fenoglio. Così come ho amato moltissimo la prosa francescana di Romano Bilenchi, la grazia espressiva di Silvio D’Arzo. Sono molto attratto dalla realtà, dai temi civili, e quello che ho cercato di fare in questi anni è di dare un valore letterario al reportage giornalistico, e negli ultimi tempi intrecciare il racconto dal vero con le forme del romanzo di finzione.
La sua opera è tra le dieci proposte al Premio Letterario “Mario La Cava”, dedicato a uno scrittore che ha saputo raccontare storie e sentimenti con grande maestria. Ne è contento?
Ne sono molto contento, naturalmente, anche perché a segnalarmi è stato uno scrittore che ammiro molto, Marino Magliani, inoltre lessi giovanissimo “I fatti di Casignana” di La Cava, conosco la sua condotta, la sua netta posizione contro il fascismo, l’attività giornalistica, e ne sono davvero molto onorato.
Angelo Ferracuti (Fermo, 1960) ha scritto romanzi e ibridi narrativi, tra i quali Le risorse umane (Feltrinelli, 2006, premio Sandro Onofri), Il costo della vita (Einaudi, 2013; con un inserto fotografico di Mario Dondero; premio Lo Straniero), Andare, camminare, lavorare (Feltrinelli, 2015), Addio (Chiarelettere, 2016), il memoir La metà del cielo (Mondadori, 2019), la biografia narrativa Non ci resta che l’amore (Il Saggiatore, 2021), con il fotografo Giovanni Marrozzini il reportage dall’Amazzonia Viaggio sul fiume mondo (Mondadori, 2022, nuova edizione Oscar Mondadori Baobab, 2024). Collabora con “la Lettura” del “Corriere della Sera”, “Azione” e “il manifesto”, ed è tra i fondatori della Scuola di fotografia e letteratura Jack London.
Giunto alla sua ottava edizione, il Premio letterario “Mario La Cava” ha visto negli anni precedenti il trionfo di scrittrici e scrittori come Claudio Magris, Maria Pia Ammirati, Nadia Terranova, Donatella di Pietrantonio, Alessandro Zaccuri Gian Marco Griffi, Maria Grazia Calandrone.
Ogni anno viene assegnato a illustri personaggi del mondo letterario il Premio Speciale “La Melagrana” (negli anni precedenti Raffaele Nigro, Raffaele La Capria, Walter Pedullà, Piero Bevilacqua, Luigi Maria Lombardi Satriani, Massimo Onofri, Salvatore Silvano Nigro).
Nel corso della prossima edizione, così come negli anni precedenti, sarà poi assegnato il Premio dei lettori del Caffè, scelto tra i libri in gara da una giuria composta da appassionati lettori.
Le opere proposte da una commissione composta da critici e scrittori tra quelle pubblicate in Italia nel 2024, saranno valutate da una giuria composta da Andrea Carraro, scrittore, Arnaldo Colasanti, critico e scrittore, Alessandro Moscè, critico e poeta, Caterina Verbaro, docente di letteratura all’Università LUMSA di Roma, e Pasquale Blefari, assessore alla Cultura del Comune di Bovalino, che selezionerà la terna finalista. L’opera vincitrice, a cura della stessa giuria, sarà designata durante la cerimonia di premiazione che si terrà a Bovalino ad aprile 2025.
• Nostra signora da Messina – Eliana Camaioni – Algra Editore – Proposto da Paola Radici Colace
• Sparring partner – Andrea Caterini – Editoriale Scientifica – Proposto da Domenico Calcaterra
• Missitalia – Claudia Durastanti – La nave di Teseo – Proposto da Margherita Ganeri
• Il figlio di Forrest Gump – Angelo Ferracuti – Mondadori – Proposto da Marino Magliani
• Il fuoco che ti porti dentro – Antonio Franchini – Marsilio – Proposto da Maria Grazia Calandrone
• Certe sere Pablo – Gabriele Pedullà – Einaudi – Proposto da Salvatore Silvano Nigro
• La ragazza eterna – Andrea Piva – Bompiani – Proposto da Stefano Ercolino
• Troncamacchioni – Alberto Prunetti – Feltrinelli – Proposto da Marco Gatto
• Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia – Michele Ruol – Terrarossa – Proposto da Dario Ferrari
• I giorni di vetro – Nicoletta Verna – Einaudi – Proposto da Sandro Abruzzese
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