COSENZA Hanno tagliato il nastro tricolore in pompa magna per l’inaugurazione di un nuovo tratto della strada Sila-Mare che da Longobucco raggiunge Cropalati. Eppure, c’è poco da festeggiare. Invece di comunicati della vittoria c’era bisogno di contrito silenzio o di un analisi più seria. Parliamo di una strada che è attesa da 30 anni e pensata negli anni Ottanta. L’ultima inaugurazione riguarda solo 6 chilometri di un’infrastruttura indispensabile per spezzare l’isolamento della Sila Greca, una delle aree interne calabresi più lontane. Mancano ancora altri 11 chilometri per non definire questa strada “incompiuta”. Attorno al taglio del nastro i discorsi pomposi e sempre uguali nel tempo hanno annunciato che si chiederanno altri 10 milioni al ministro Salvini per completare l’opera. Sì, perché su quella strada a soli 7 anni dalla costruzione è crollato un viadotto pochi anni fa e grazie alla sorte o a qualche santo per fortuna non passava nessuno in quel giorno di piena del fiume Trionto. Per questa storia che ricorda quella più tragica del Ponte Morandi si erano annunciati provvedimenti e accertamento di ogni responsabilità. Il mio archivio è rimasto fermo al sequestro di atti e documenti effettuati nel dipartimento Lavori pubblici della Regione e all’Anas di Catanzaro. Aperti due fascicoli alla Corte dei Conti e alla Procura di Castrovillari. Quando avranno delle prime conclusioni le inchieste potremmo tagliare un nuovo nastro.
Davanti al nastro tricolore del “momento storico” per fortuna il consigliere regionale di Azione, Giuseppe Graziano, ha avuto il buon senso di dichiarare: «Senza il completamento della strada rischiamo un buco nell’acqua».
Quindi la prima pietra nel 1990, primo nastro tagliato nel 2015. Per poter unire in 30 minuti su un percorso ardito questo pezzo di Sila e Mare i primi progetti ipotizzavano una decina di miliardi lire diventai 100 milioni di euro nel corso del tempo perché nel frattempo avevamo cambiato valuta e quindi il costo era raddoppiato a 200 milioni delle vecchie lire.
Il Corriere della Sera ha scritto che al taglio del nastro dell’inaugurazione del 2014 pochi minuti dopo la circolazione fu subito interrotta perché chi di dovere aveva dimenticato alcuni adempimenti tecnici. Pensare che il completamento degli ultimi lavori da boiardi di zona e politici di ogni colore era stato annunciato per il 31 dicembre 2023. Che volete che siano 15 mesi di ritardo nella Calabria dove gli operai al lavoro su questa strada spesso sono stati costretti allo sciopero perché non pagati dalle ditte. In Calabria non solo per le complessità territoriale le infrastrutture si compiono con il passo della lumaca. Quando si decise nel secolo scorso di realizzare una ferrovia tra Cosenza e Catanzaro su un ardito percorso la realizzazione fu molto lenta. Cosenza si congiunse con la vicina Pietrafitta nel 1897. Servirà poco meno di un ventennio per raggiungere Rogliano. Altri 6 anni per un nuovo balzo a Soveria Mannelli. Solo nel 1934 si potrà dire che la ferrovia Catanzaro-Cosenza è completata dopo 37 anni. Lo stesso periodo che sta interessando la realizzazione della Sila-Mare. Circa un secolo dopo in Calabria poco è cambiato. Invece di tagliare nastri cambiamo mentalità e giudizio.
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Il bagno di folla per la scesa in campo come candidato a sindaco di Rende ha registrato anche un’intervista televisiva di un’emittente privata ad un affermato costruttore della città che è diventata virale nelle chat del circondario. A margine della manifestazione, al microfono Franco De Caro ha raccontato che lui dopo aver realizzato 12 palazzi grazie alla politica urbanistica prima di Cecchino e poi di Sandro Principe si trova ora in grande difficoltà per la mancata approvazione del nuovo Prg della precedente amministrazione non avendo più suolo edificabile dove poter intraprendere nuovi lavori. Secondo il costruttore solo il ritorno di Sandro Principe può risolvere la situazione e pertanto “ipse dixit”, si è pubblicamente messo a disposizione con la sua candidatura a sostegno nelle prossime elezioni. La vicenda ha creato rumore e imbarazzo e infatti la stessa emittente ha pochi giorni dopo intervistato di nuovo Franco De Caro parlando di “fraintendimento” per far sostenere una nuova versione all’imprenditore sulla sua scesa in politica. Di fraintendimenti in verità non ne abbiamo registrati perché il buon De Caro con bocca della verità aveva espresso con sincerità i suoi proposito avendo affermato: «Sono pronto a candidarmi per lavorare io e i miei dipendenti». Forse De Caro ha bisogno di qualcuno che gli spieghi che la politica non sempre necessita la verità.
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A proposito di socialisti. In Calabria hanno un’antica tradizione. Al recente congresso straordinario a Napoli che ha rieletto Enzo Maraio segnaliamo che il segretario regionale calabrese Luigi Incarnato è stato chiamato alla presidenza. Ci aspettavamo più protagonismo del socialismo calabrese negli interventi. Solo, invece, un importante ma generico ordine del giorno presentato dal delegato Aldo Poliseno approvato dai 500 delegati. Eppure alle prossime elezioni amministrative gli amministratori socialisti saranno protagonisti con Carmen Gaudiano a Cassano designata dall’uscente Gianni Papasso, e sono di matrice socialista anche Roberto Perrotta in corsa a Paola e Giuseppe Aita a Cetraro anche se con ulteriori percorsi da Pd. La questione che meritava discussione a Napoli a mio parere era quella di Rende che vede Pd e centrosinistra dire no alla candidatura proprio di Sandro Principe. Dal Nazareno hanno fatto sapere ai dirigenti locali di Cosenza di scegliere altri candidati. A Roma si temono i cascami giudiziari del candidato Principe alle prese con conseguenze da Legge Severino e nuovi processi. A Napoli chi ha fatto un buon intervento è stato il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, che tra l’altro festeggiava i suoi 50 anni di tesseramento nel Psi. Dal resoconto pubblicato sull’Avanti però nessun riferimento a Rende dove il Psi sostiene Sandro Principe contro il Pd, mentre a Cosenza il Pd è il principale azionista di riferimento del sindaco del Psi.
Pd e Psi che a Cosenza si sono caratterizzati per lo sfratto della statua di Giacomo Mancini davanti a Palazzo dei Bruzi continuando il braccio di ferro con i figli del leone socialista Pietro e soprattutto Giacomo Junior tesserato Pd. A proposito di questi fatti il giornalista calabrese socialista Sergio Dragone ha collegato le baruffe sulle statua di Mancini “all’ostilità che la sinistra cosentina sta dimostrando alla candidatura di Sandro Principe. È come se questa nuova sinistra voglia liberarsi dalla tradizione e dalla cultura politica che più di ogni altra ha segnato la storia e l’espansione di Cosenza”.
A Napoli al congresso straordinario del Psi la questione rendese è stata straordinariamente nascosta sotto il tappeto. (redazione@corrierecal.it)
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