Pnrr, il ritardo delle grandi. Ipotesi proroga?
L’analisi su Il Foglio. Il primo lotto della Sa-Rc potrebbe continuare il cammino sul piano nazionale

ROMA «In testa c’è il ministero delle Infrastrutture con 27,8 miliardi da spendere, seguito dall’Ambiente con 17,7, il ministero delle Imprese con 14,4, la Salute con 12,8 e l’Istruzione con 11,3. Gli altri tre, con importi poco sotto i 10 sono Trasformazione digitale, Università e Lavoro. (…) La spesa contabilizzata è di 64 miliardi, pari al 33% del budget complessivo. C’è la conferma che i ritardi principali arrivano dalle opere pubbliche, completate o in chiusura solo per il 20% contro una media del 33% (…). Se il dato medio della spesa delle opere Mit è 57%, le opere ferroviarie dell’Alta velocità sono ferme al 27%” si legge oggi su Il Foglio. “Sarà completata e messa in esercizio solo la Brescia-Padova, mentre il Terzo valico, la Bari-Napoli, la Palermo-Catania e il primo lotto della Salerno-Reggio Calabria sono destinate a uscire dal Pnrr per continuare il cammino su piani nazionali. Al 27% di attuazione le opere delle Zes, 22% le metropolitane. Un dato da non trascurare della Relazione è che ci sono 14,9 miliardi di progetti non ancora attivati. Per 3,5 riguardano il ministero delle Imprese, per 2,5 l’Agricoltura, per 2,3 il Lavoro, per 1,5 l’ambiente, per 1,2 l’Istruzione, per poco meno di un miliardo la Trasformazione digitale 32,8 miliardi. Sono i progetti attivati per cui non si è ancora speso neanche un euro” prosegue l’articolo.
“La revisione – l’ultima, che traccerà la strada verso giugno 2026 – semplicemente non esiste. In quella partita ci sono le due vere scelte strategiche che segneranno il destino finale del Pnrr. La prima è contabile: come saranno conteggiate le opere non completate. Molti ministeri si sono allineati alla strategia inventata da Salvini di destinare parte delle risorse non spese a una continuazione di investimenti strategici, collegati a nuove riforme e posti ancora sotto il controllo della commissione. Se l’Italia non riesce a spendere entro il 2026 i soldi per le politiche abitative e la rigenerazione di pezzi di quartieri di edilizia residenziale può guadagnare un tempo supplementare che vada oltre il 2026 per costituire un fondo destinato comunque alla “casa pubblica”? Ancora si tace dell’aspetto clou: che fine faranno i soldi non spesi del Pnrr”.
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