CATANZARO Sono oltre 150 gli anni di carcere richiesti dalla Dda di Catanzaro nei confronti dei 22 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel processo scaturito dall’inchiesta Scolacium. L’operazione, scattata a febbraio del 2024, aveva portato all’arresto di 22 persone, per un totale di 27 indagati, legati ai clan Bruno e Catarisano operanti nel Catanzarese, in particolare nelle zone di Girifalco, Borgia e Vallefiorita. Secondo l’accusa le due cosche avrebbero gestito il territorio tramite armi ed estorsioni, con interessi nel settore boschivo, delle pale eoliche e delle strutture balneari. Al vertice dell’organizzazione riconducibile ai Catarisano ci sarebbero Pietro Abbruzzo e Massimo Citraro, accusati di associazione a delinquere insieme a Bruno Abbruzzo, Antonio Paradiso, Sandro Ielapi, Vincenzo Tolone e Giuseppe Cristofano. Sarebbero invece legati alla cosca Bruno Francesco Bruno, Gennaro Felicetta e Danilo Vitellio, anche nei loro confronti è contestata l’associazione mafiosa. Chiesti 6 anni e 8 mesi per l’imprenditore Luciano Babbino, accusato di estorsione e danneggiamento. Dopo la requisitoria, la pm Debora Rizzo ha richiesto 22 condanne: 20 gli anni di pena richiesti per Gennaro Felicetta, 13 anni per Pietro Abbruzzo, 13 anni e 3 mesi per Massimo Citraro.
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