CATANZARO Entra nella fase operativa la “tolleranza zero” nella realizzazione dei nuovi ospedali e di altre importanti opere di edilizia sanitaria in Calabria, entra in particolare nella fase operativa la vigilanza antimafia sull’intero iter per completare infrastrutture attese da 18 anni. Tra alcune ore in Cittadella ci sarà di fatto lo start per quella che è in realtà una “sfida”, della Regione ma anche dello Stato, con la presenza del prefetto Paolo Canaparo, direttore della Struttura di prevenzione del ministero dell’Interno, l’organismo al quale con ordinanza di Protezione civile, richiesta dal presidente della Regione Roberto Occhiuto nella sua veste di commissario per l’emergenza ospedaliera, è stato affidato “lo svolgimento delle attività finalizzate alla prevenzione e al contrasto delle infiltrazioni nell’affidamento e nell’esecuzione dei contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture relativi alla realizzazione dei nuovi ospedali in Calabria”: insieme a Canaparo e allo stesso Occhiuto, ci sarà anche il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, in programma anche – dopo un incontro con la stampa – un tavolo tecnico al quale prenderanno parte i prefetti della Calabria, i questori, i comandanti regionali e provinciali dei carabinieri e della Guardia di Finanza, la Dia, i sindacati, e le associazioni datoriali – sui temi che riguardano l’ordinanza della Protezione Civile e dunque la costruzione dei nuovi ospedali e delle nuove strutture sanitarie in Calabria, a partire da quelle finanziate da Inail.
Una task force anticriminalità organizzata, l’uso di white-list e premi per le imprese che sono in anticipo rispetto al cronoprogramma: queste le azioni anticipate da Occhiuto alcuni giorni fa in un incontro nella Prefettura di Vibo Valentia sul nuovo ospedale vibonese, linee alle quali si potrebbe aggiungere – per come già anticipato in occasioni pubbliche dal presidente della Regione – anche il contributo di ingegneri del genio militare a supporto dei Rup. Su tutto comunque sarà decisivo il supporto della Struttura per la prevenzione antimafia del Viminale: secondo quanto si legge sul sito del ministero dell’Interno questa struttura nasce con «il compito di prevenire e contrastare le infiltrazioni mafiose nell’affidamento e nell’esecuzione dei lavori e delle attività connesse per la ricostruzione pubblica e privata con contribuzione pubblica nei territori colpiti dagli eventi sismici del 2009 in Abruzzo, 2016 in Centro Italia, 2017 nell’isola di Ischia, 2018 nelle provincie di Campobasso e Catania. La struttura svolge controlli antimafia anche sulle attività contrattuali per l’organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026», la grande manifestazione che – secondo quanto emerso già da diversi dossier investigativi – ha attirato gli appetiti della criminalità organizzata, a partire dalla ‘ndrangheta.
Le linee guida su cui questa Struttura si muoverà, anche per quanto riguarda l’attività per l’edilizia sanitaria in Calabria, prevedono – si legge sempre nel sito – «l’articolazione dei controlli in due fasi strettamente correlate. La prima è finalizzata al rilascio di un’informativa liberatoria “speditiva”, sulla base uno screening antimafia effettuato tramite il diretto coinvolgimento della Dia, che consente l’iscrizione del richiedente in Anagrafe in tempi brevi predefiniti. Tale iscrizione è condizionata all’esito della seconda fase, in cui le verifiche effettuate dalle Prefetture-Uffici territoriali del Governo competenti sono volte ad accertare la sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi delle società o imprese interessate. Nel caso in cui emergano controindicazioni, la Struttura – spiega ancora il Viminale – avvia la procedura per adottare l’informazione interdittiva, con l’eventuale prescrizione, ove ne ricorrano i presupposti, delle misure di cui all’articolo 94-bis del Codice Antimafia, che consentirà l’iscrizione in Anagrafe condizionata alle valutazioni effettuate alla conclusione del periodo di vigilanza collaborativa. La procedura di adozione dell’interdittiva è avviata anche nel caso in cui le controindicazioni emergano nei confronti di un operatore economico già iscritto, con la conseguente cancellazione dall’Anagrafe». E poi «la Struttura può comunque disporre in qualsiasi momento verifiche sulla permanenza dei requisiti in capo all’operatore economico iscritto secondo una metodologia a campione, o sulla base di specifici elementi acquisiti o segnalati, o all’esito di analisi di contesto, elaborate dalla Direzione investigativa antimafia e dal Gruppo interforze centrale istituito presso la direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza, che evidenzino l’esigenza di una specifica attenzione verso determinati settori imprenditoriali o ambiti territoriali. La Struttura, per rendere più efficace l’attività di vigilanza nella fase esecutiva dei predetti interventi e garantire al contempo l’unitarietà dell’azione di prevenzione, è tenuta ad assicurare il coordinamento degli accessi ispettivi disposti ai sensi dell’articolo 93 del citato Codice antimafia. La Struttura può anche disporre direttamente i predetti accessi, avvalendosi dei Gruppi interforze antimafia costituiti presso le Prefetture-Uffici territoriali del Governo, sulla base di intese con i prefetti interessati». (a. cant.)
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