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sette giorni di calabresi pensieri

L’Alta Velocità in Calabria richiama l’aforisma di Andreotti che i pazzi sono quelli che credono di mettere a posto le ferrovie

Storia di tracciati e fondi ballerini. Il 25 aprile di Nella Matta Rocca e il ricordo a Diamante di Marianna Presta

Pubblicato il: 19/04/2025 – 6:55
di Paride Leporace
L’Alta Velocità in Calabria richiama l’aforisma di Andreotti che i pazzi sono quelli che credono di mettere a posto le ferrovie

Giulio Andreotti, statista di alto profilo, ha consegnato agli archivi della Repubblica battute molto caustiche che restano attuali. In merito alle Ferrovie italiane disse: «I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le ferrovie». L’aforisma da Prima Repubblica si data ai tempi del Centrosinistra quando Pietro Nenni curioso di conoscere la stanza dei bottoni passava il suo tempo ad esaminare la carta ferroviaria italiana a quel tempo resa esigua dal potere dell’automobile. Nenni si era fatto assegnare da Aldo Moro la presidenza della Commissione di risanamento delle ferrovie pensando giustamente ad una riforma strutturale per il Paese e soprattutto per il Mezzogiorno. Il Divo Giulio non ebbe remore a far presente la sua teoria sui pazzi. L’indomito Nenni non si lasciò scalfire ma a differenze dell’energia elettrica nazionalizzata non riformò le ferrovie. Mi piace ricordarlo in questi calabresi pensieri quando ottant’anni fa il 25 febbraio 1945 nella Cosenza del suo compagno Pietro Mancini in una piazza Prefettura affollata dai cittadini venne a minacciare che il Vento del Nord che si apprestava a liberare l’Italia sarebbe arrivato nelle nostre contrade a spezzare la reazione conservatrice. Il cammino fu più lento e anche le ferrovie con andamento da lumaca misero decenni a far nascere il collegamento che in ottant’anni ha ridotto il divario ma non lo ha certamente sanato. Se andate sul sito di Rfi campeggia il solenne annuncio “la nuova linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria costituisce un itinerario strategico di passeggeri e merci per la connessione tra il sud e il nord del Paese”, e vi risparmio le descrizione in dettaglio sulla grande opera che velocizzerà gli spostamenti verso la sperduta Potenza, la Sicilia con Ponte annesso, e immancabilmente la Calabria del Mar Jonio e Cosenza che impiega sempre decenni ad avere nuovi collegamenti. Purtroppo, i conti non tornano perché per costruire Alta velocità servono denari e idee chiare, e politici decisionisti che superano gli ostacoli. Chi sa leggere le carte della programmazione ha verificato che oggi per l’Alta Velocità tra Salerno e Reggio Calabria sono disponibili soltanto dodici miliardi di euro. Fondi con cui si riesce a mettere strade ferrate della modernità tra Battipaglia e Romagnano, forse si completerebbe la tratta tra Romagnano e Praia a Mare insieme al raddoppio della linea tra Paola e Cosenza nella galleria Santomarco.
Insomma, i conti non tornano e gli annunci che si fanno sul tema danno forza all’antico adagio di Andreotti. È necessaria una grande opera di verità senza giocare agli annunci elettorali e al gioco dell’oca. La rappresentanza parlamentare, maggioranza e opposizione regionale, sindaci e famigli riescono a fornire precise indicazioni sui denari reali che completerebbero l’Alta velocità calabrese?  Aggiungiamoci anche il completamento dell’elettrificazione della linea Lamezia-Catanzaro dove si sostiene mancano ben 640 milioni di finanziamenti. Che la questione non marci ad Alta velocità lo si evince dal sindaco di Cosenza, Franz Caruso, che in un convegno tematico a Castrovillari ha detto che i progetti modificati sarebbero una sorta di colosso d’argilla mancante persino della linea energetica necessaria ad alimentarla. Insomma, tanto scetticismo da oppositore.  Una diatriba che va avanti da mesi su nuovi tracciati e fondi che appaiono e scompaiono.  In Campania le grandi macchine scavatrici da tempo hanno iniziato il loro titanico lavoro.  Vorremmo aver certezze del come e quando le vedremo nelle nostre latitudini. Anche l’europarlamentare Tridico si mostra molto scettico sulle progressive sorti dell’Alta Velocità calabrese. Sta nel suo ruolo di pentastellato da combattimento. Cercasi coraggiosi che del domani ci diano certezze. Non vorremmo che anche tutti quelli che annunciano nuovi treni e nuove gallerie antisismiche possano venire in futuro associati alla categoria dei pazzi di Andreotti.

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Tra una settimana si celebrano gli ottant’anni dalla Liberazione del fascismo e dell’avvento della democrazia. Tante manifestazioni ma ritengo giusto segnalare in largo anticipo una grande iniziativa delle donne dell’AiparC di Cosenza che, pur occupandosi di Parchi culturali, da tempo si dedicano a far conoscere l’opera delle Madri Costituenti, come loro le chiamano. Le anima la mitica Nella Matta Rocca che al tema ha dedicato un appassionato volume degno di lei, pasionaria della Liberazione. Con i suoi giovani occhi vide quel 25 aprile, e come non ricordare che in occasione di un premio ricevuto a Cosenza incantò tutti mettendosi a cantare “Bella Ciao”, seguita dai presenti nella sala comunale. Nella è figlia di Rosario Matta, che fu in testa al sommovimento delle Quattro giornate di Napoli per poi guidare il Comitato di Liberazione di Amantea. Per gli ottant’anni della ricorrenza è stata allestita una mostra tematica che esordisce con un anteprima il giorno 24 a Lamezia Terme per poi celebrare l’inaugurazione ufficiale il giorno dopo a San Lucido nel chiostro comunale. La mostra itinerante avrà poi un lungo viaggio a Cosenza, Cassano, San Fili, Aiello Calabro, Amendolara, Montalto Uffugo, Corigliano Rossano per poi concludersi nel giorno della Festa della Repubblica nella Casali del Manco di Fausto Gullo e Rita Pisano. Andate a vedere la mostra con i vostri figli. In un tempo tanto cambiato c’è ancora bisogno di sapere e di capire.

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Oggi io, invece, sono molto orgoglioso di essere stato chiamato a Diamante, per ricordare insieme a Gianni Pittella, Franz Caruso, Mimmo Pappaterra, Angelina Barbiero (sindaca di Buonvicino) la fulgida figura di Marianna Presta ad un anno dalla sua scomparsa. Non ci limitiamo a dipingere Nina Presta semplicemente come la mamma del politico di lungo corso Ernesto Magorno (oltre che delle sorelle Ersilia e Gilda). Marianna Presta ha segnato la storia della Calabria e del Tirreno cosentino. Pensate che lei nel 1980 fu nominata presidente dell’Usl territoriale. Tra 625 colleghi lei è stata la prima donna a ricoprire questo ruolo. Merito della militanza socialista e di dirigenti come Giacomo Mancini con cui ha sempre intrattenuto un rapporto di grande vicinanza. Una dirigente d’altri tempi, Marianna Presta. È stata segretaria cittadina del Psi e battagliera consigliera comunale di Diamante, ricoprì anche il ruolo di vicesegretaria provinciale di un partito tra i più forti in Italia per consenso elettorale. A quel tempo chi s’impegnava in politica non abbandonava il ruolo sociale. E Marianna è stata un’indimenticabile maestra elementare che ha permesso a Diamante di conoscere il “tempo pieno” livellando non poco l’offerta formativa per le famiglie meno fortunate. Di rilievo anche la sua opera quotidiana verso le famiglie di origine rom che si sono integrate nella comunità locale.  Per ricordare questa straordinaria donna calabrese, sarà presentato un robusto opuscolo di testimonianze. Mi piace segnalare quella di Francesco Cirillo, rivoluzionario diamantese di lungo corso che con le sue parole in prosa diretta rievoca la vicinanza attiva di Marianna a episodi di lotta partecipata del Tirreno cosentino.  
Domani è Pasqua. Auguri a voi lettori. Scambiamoci un segno di Pace. Ne abbiamo tutti bisogno. (redazione@corrierecal.it)

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