COSENZA A 38 anni Alessandro Bernardi corre ancora tantissimo, spesso più degli altri. Come se ne avesse dieci in meno, come se il tempo si fosse fermato.
Corre e continua a sorridere, due caratteriste del suo carattere che nell’arco della sua vita non solo sportiva, non priva di momenti estremamente dolorosi, lo ha portato a vincere ben otto campionati in categorie diverse. L’ultimo pochi giorni fa in Eccellenza con la maglia della Vigor Lamezia, squadra della sua città in cui è tornato per chiudere la carriera. Anche se ancora quel momento sembra lontano.
Un’avventura entusiasmante, la sua, con l’acuto Cosenza, quando aveva poco più di 20 anni, ad aprirgli le porte di un percorso che lo ha portato dalla serie C (quasi 200 presenze) fino ai campi di serie B con Ternana (dove, tanto per cambiare, ha vinto un campionato) e Reggina. Nel frattempo, da giovanissmo talento calabrese sempre pronto a mettersi in gioco in diverse realtà del Paese, Alessandro è diventato un uomo e, insieme a Susanna, sua moglie, ha costruito una spendida famiglia, sostegno fondamentale ancora oggi che il terreno di gioco occupa gran parte delle sue giornate.
Insomma, tanti successi personali e qualche piccolo rimpianto che, però, non hanno mai stravolto la personalità di un ragazzo forte e al contempo umile.
«Sì, anche se sono sceso di categoria, vincere nella mia città è una bella sensazione. Ci tenevo tanto a dare il mio contributo a questa vittoria del campionato, tra l’altro da capitano. Lo ammetto, le promozioni più belle sono state quelle con la maglia del Cosenza, un vero e proprio sogno. Ero giovane e mi affacciavo per la prima volta nel calcio che conta. Ma qui a casa ha un sapore diverso».
«Certo: due con il Cosenza, uno a testa con Ternana e Modica, due con il Sambiase e due con la Vigor Lamezia»
«Molto bello. L’anno scorso eravamo rimasti scottati dalla semifinale persa al 98’ contro il Bisceglie. Quest’anno ci siamo presi una bella rivincita. Io purtroppo non ho giocato tanto per un problemino alla schiena, un’ernia del disco che mi ha bloccato spesso. Ma dopo anni di inferno e purgatorio nelle categorie minori, è una bella soddisfazione aver riportato la Vigor in D».
«Sì, ai miei figli Christian e Nicolas e mia moglie Susanna che mi sono stati vicini, soprattutto nei momenti più difficili».
«Precisamente non lo so, ma credo una settantina»
«Ho sempre messo tanta passione in questo sport, cerco di dare sempre il massimo, anche quando non sono al cento per cento. Sicuramente con l’avanzare dell’età ho acquisito un po’ di esperienza e riesco a gestire meglio le forze. La mentalità vincente non l’ho mai persa, avevo e ho sempre voglia di mettermi in discussione per dimostrare il mio valore. Cosenza è stata la tappa più importante della mia carriera, non avrei mai abbandonato la squadra, se avessi potuto avrei vestito a vita la maglia rossoblù».
«Il ricordo di Cosenza l’ho impresso nel cuore»
«Quella contro il Bacoli è stata in assoluto la partita più bella della mia vita. Quell’anno si respirava un clima particolare in città, ogni domenica era una festa. Vincevamo e ci divertivamo, il gruppo era affiatato, creavamo tantissime occasioni da gol. Era bello scendere in campo, soprattutto con quel tifo spettacolare alle nostre spalle».
«Mi dispiace moltissimo per quello che sta succedendo a Cosenza. L’ho seguito anche quest’anno, ho visto quasi tutte le partite. A inizio stagione non avrei mai immaginato che potesse retrocedere, la squadra giocava bene. La penalizzazione in classifica credo che alla lunga abbia influito negativamente nelle menti dei calciatori. Una piazza come Cosenza meriterebbe di stare sempre almeno in serie B. Risalire dalla C non è mai semplice. È davvero un peccato».
«Sì, in special modo con Roberto Occhiuzzi, Cicco De Rose e Domenico Danti. Quegli anni sono stati molto importanti per tutti noi, ci hanno legato molto».
«Sì, è vero. Alla Reggina sono arrivato in condizioni fisiche precarie, l’anno prima avevo avuto problemi al ginocchio. Ho giocato poco e, faccio autocritica, non mi sono messo nelle condizioni di recuperare al meglio. Ricordo di aver rifiutato di giocare con la Primavera per riprendere la forma giusta, lì ho commesso un errore. Ma non dimenticherò mai l’esordio all’“Olimpico” di Torino, davvero emozionante. A Catanzaro non è andata benissimo per problemi tattici, ero stato preso per fare l’esterno di centrocampo, il mio ruolo, ma per un infortunio del terzino sono stato spostato in difesa e non sono riuscito ad esprimermi al meglio. Comunque, da calabrese e da ex non posso che augurare il meglio a Reggina e Catanzaro. Quest’anno stanno facendo benissimo».
«Ci sentiamo spesso, il mister sta facendo un bel percorso anche a Catania in una situazione non facile. Se non sarà quest’anno, sono convinto che l’anno prossimo vincerà un altro campionato».
«Fuori dal campo la perdita di mio padre è stato il momento peggiore, proprio nell’anno in cui giocavo a Cosenza. Sul terreno di gioco penso spesso ai due infortuni subiti nei momenti cruciali della mia carriera, quello al ginocchio con il Cosenza nella gara contro il Bacoli e quello con la Ternana nelle ultime partite di campionato, quando stavamo vincendo il campionato di C1. Sono stati momenti complicati per me».
«Certamente mi hanno penalizzato in momenti in cui stavo benissimo fisicamente, il rimpianto maggiore è quello di essermi goduto poco i successi personali e di squadra. Ma alla fine, dai, le mie soddisfazioni me le sono tolte».
«L’obiettivo è quello, ma prima devo recuperare dal problema fisico che ho. Mi sto riprendendo pian piano e a fine stagione dovrò valutare se operarmi oppure no per continuare a giocare. Vorrei fare un altro anno con la Vigor per chiudere in serie D la carriera». (f.veltri@corrierecal.it)
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