LAMEZIA TERME «So che, quando è uscito, Antonio Agresta aveva dato altre doti a Michelangelo Versaci, la promozione è successiva alla scarcerazione di Agresta. Seppi di quella promozione durante quel pranzo, Versaci era venuto con Antonio Agresta quel giorno, io ero con Alvaro. Si celebrò una sorta di alleanza».
È il racconto fornito agli inquirenti della Distrettuale antimafia di Torino di Vittorio Raso – soprannominato “Esaurito” e inserito per qualche tempo nella lista dei 100 latitanti più pericolosi prima di essere catturato a giugno del 2022, – è considerato un elemento di spicco della ‘ndrangheta piemontese ma ora è un collaboratore di giustizia. E ai pm, sentito come persona sottoposta ad indagini in stato di detenzione, ha raccontato finora dettagli inediti. Alcuni di questi riguardano l’altro ex broker al servizio della ‘ndrangheta – e anche lui ora collaboratore – Vincenzo Pasquino, ma soprattutto il business, gestito per anni, legato al narcotraffico internazionale.
Il collaboratore racconta ancora ai pm che «Antonio Agresta si mise a disposizione per la fornitura di cocaina, parliamo di quella famosa cocaina che era confezionata in pacchi da un chilo che arrivavano dalla Colombia e che avevano una particolarità, o meglio il difetto», racconta Raso. «Questi pacchi – dice – avevano una sorta di buco in centro, a Torino a quell’epoca c’era molta cocaina di quel genere, c’era sempre un ammanco di qualche grammo per ogni confezione». E, sempre secondo Raso, questa cocaina «Alvaro la forniva, a 15 pacchi alla volta da un chilo, ad un certo Davide che era stato detenuto con noi, con me e Alvaro. Ricordo che era di San Donato Milanese ma di origine siciliana, gli forniva questi pacchi», racconta.
Sempre secondo Raso, poi, il viaggio lo faceva Vincenzo Pasquino (cl. ’90) ovvero l’attuale collaboratore di giustizia, catturato in Brasile a maggio 2021 insieme a Rocco Morabito. «Pasquino – spiega Raso ai pm – andava a prendere i pacchi nelle valli di Susa, lì c’era un magazzino con questo materiale». Pasquino «usava per questi trasporti un’Alfa Romeo Mito color oro che aveva ampi pannelli posteriori», racconta Raso e dentro «ci stavano anche venti pacchi per volta», lui caricava e gliela portava a Milano, «sempre di mattina presto, alle cinque del mattino. Il magazzino lì vicino a Bardonecchia, o comunque in Valle di Susa, venni a sapere che era di Femia, quello che, se non erro, divenne collaboratore, me lo disse proprio Michelangelo Versaci».
Nel corso della sua deposizione davanti ai pm di Torino, l’ex narcobroker racconta di come «i carichi saranno stati tre o quattro in tutto, poi la cocaina era finita, quella con il buco al centro. Il materiale ce lo vendeva Agresta e Pasquino lo andava a ritirare lì, in valle di Susa». E ancora su Pasquino, Raso precisa: «Faceva tutto Pasquino, era il mio operaio, gli davo indicazioni e lui andava. Stiamo parlando del 2013, se non erro, ma comunque prima dell’arresto per i fatti del furgone portavalori di Pollein che voi mi dite risalire al 17 dicembre 2012, allora vi dico che era il 2012, perché certamente parliamo di periodo anteriore a quella rapina e a quegli arresti». «Era il periodo – chiosa Raso – nel quale avevamo affiliato Pasquino». (g.curcio@corrierecal.it)
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