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Saviano si confessa: «Ho sbagliato tutto»

Lo scrittore rivela al Corriere della Sera diversi sensi di colpa e il prezzo che ha fatto pagare alla sua famiglia

Pubblicato il: 04/05/2025 – 15:48
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Saviano si confessa: «Ho sbagliato tutto»

ROMA Roberto Saviano dice di avere la sensazione «di aver sbagliato tutto» in un momento della sua vita che considera tra i più difficili. In una lunga intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, lo scrittore confessa il suo periodo critico soprattutto sul piano personale. A cominciare dal senso di colpa con la propria famiglia, che ha pagato il prezzo delle sue scelte di vita. Passando per il rapporto mai semplice con Napoli e i napoletani, divisi tra chi lo vede come un simbolo di riscatto e chi invece lo accusa di aver «sputtanato la sua terra». Dover vivere sotto scorta poi lo costringe a enormi rinunce, a cominciare dalle sue relazioni amorose e amicali. Contando poi gli attacchi di panico, con cui Saviano dice di dover convivere costantemente.

Il prezzo pagato dalla famiglia

Quando pochi giorni fa ha partecipato ai funerali di sua zia Silvana, «una seconda madre», Saviano racconta di aver riprovato la sensazione di «aver sbagliato tutto». Alla funzione per sua zia praticamente non c’era nessuno: «I miei vivevano a Caserta. Fin dal 2006 se ne sono dovuti andare nel Nord Italia, anche per mia responsabilità. Sradicati. Non sono riusciti ad aprirsi e si sono isolati. La mia scelta l’hanno pagata altri. Io ne ho fatto attività, impegno. La mia famiglia ha solo pagato. Ha dovuto fronteggiare le insinuazioni: loro figlio, loro nipote aveva diffamato la sua terra…».

La vita come all’ergastolo

A chi lo accusa di aver «sputtanato Napoli», Saviano invita a riflettere su quanto invece oggi la città sia rinata con il boom di turismo: «È esplosa la vita, da tutto il mondo ci vogliono venire. Ma questo mi impone un prezzo altissimo». Dice di non potersi permettere di sbagliare, perché da scrittore è diventato un simbolo, «la cosa peggiore che può succedere a uno scrittore». Saviano cita lo scrittore Ahmet Altan, condannato all’ergastolo nella Turchia di Erdogan. Frutto del fatto che quando «le tue parole, se perseguitate, non generano più interesse, protezione, nemmeno curiosità, allora possono farti qualsiasi cosa». Saviano dice di vivere la sua situazione come se fosse all’ergastolo: «Vivo recluso, senza vederne la fine». E oggi anche se uno scrittore come lui finisce in tribunale «non ha lo stesso effetto» che in passato.

L’insulto a Giorgia Meloni

Saviano rimpiange il fatto che le sue «relazioni amichevoli e amorose sono compromesse da come io ho decido di vivere la mia condizione. Qualsiasi incontro lo devo fare in casa». Quel che gli manca di più è l’amore: «Quando voglio bene a una persona, quando una persona mi vuole bene il rapporto è sabotato. Lei ti salute, esce, e tu resti chiuso. E non è colpa di chi esce, anzi nessun sentimento sopravvive alla gabbia. E sarei un uomo di potere? Mi viene attribuito un potere che non ho». Per quanto ammetta di influenzare con le sue opinioni, Saviano dice di essere più vittima del potere: «Mi hanno portato in tribunale il capo del governo, il suo vice Salvini, il ministro Sangiuliano. Con Sangiuliano ho vinto, con la Meloni ho perso, con Salvini i processi sono in corso». La premier lo querelò per averla insultata: «Volevo creare scandalo con quella parola. Definire le Ong taxi del mare per me era un’infamia, una crudeltà: chi è in mare va salvato. Sono stato condannato, ma vado fiero delle parole del giudice che come attenuante ha ricordato nella sentenza l’ “alto valore morale delle critiche mosse”».

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