Il Cosenza torna mestamente in C dopo sette anni. Lo fa dopo il disastro di un anno tremendo. Eugenio Guarascio oggi è certamente il personaggio più odiato della città. E forse non è mai stato amato. Parlarne oggi male sarebbe troppo facile ma in Italia, diceva Montanelli, tirare calci all’asino che è a terra è l’esercizio più praticato. 22 anni fa Paolo Pagliuso, il presidente che portò Zaccheroni, Mutti e Negri fu lapidato salvo oggi essere canonizzato. Il Cosenza può rivedere la luce? Non si sa. La C è un rebus. Servirebbe una nuova società ma fatta da una cordata di imprenditori. Perché Cosenza non ha un personaggio del calibro di Floriano Noto, il patron del Catanzaro.
Rischia di restare in D anche la Reggina finita a due punti dal potente Siracusa. 18 vittorie, due pareggi e una sconfitta in 21 partite fanno di Bruno Trocini l’allenatore con la media punti ( circa 2,60 a partita) più alta dalla A alla D. Più di Antonio Conte, del quale Brunello fu compagno di squadra nella Juventus quando fu acquistato da Moggi a nemmeno 18 anni. La Reggina non può stare in D e certamente non può starci Trocini che per capacità meriterebbe altri prosceni. La speranza è che non venga mai ad allenare il Cosenza, città dove il nemo profeta in patria è un dogma. Il calcio è un po’ come la politica, dove gente che gioca o allena in A e in B dovrebbe esibirsi nei dilettanti e viceversa. Il Cosenza ora deve fare chiarezza. Si può anche ripartire dalla D con una grande società. Piuttosto che fare un campionato di C mediocre.
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