Non gliene va una giusta al Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Il Vimimale è dovuto intervenire sui test anti droga per chi guida un mezzo che, dal mese di dicembre dello scorso anno, prevede la punizione del conducente trovato in “stato di alterazione psicofisica”. Cioè che ha potuto assumere alcool o medicine antistaminiche, antidolorifici e ansiolitici.
L’intervento del Viminale fa seguito ad una serie di ricorsi presentati da avvocati ai quali si sono rivolti autisti di mezzi che hanno dovuto ricorrere alla magistratura, ottenendo pareri favorevoli.
La norma in questione prevede che i principi attivi dell’autista devono essere accertati attraverso analisi di campioni ematici e non dall’esame delle urine, considerato che in esse i “principi attivi” dell’alcool durano più a lungo, cioè anche quando gli effetti, anche se in parte presenti, non incidono sulla guida del mezzo.
Una situazione che ha smosso il Parlamento sottolineando che la “norma anti alcool” prevede che “la presenza di principi attivi deve essere determinata esclusivamente attraverso analisi di campioni di sangue e di saliva. Mai delle urine, poiché i principi attivi durano più a lungo anche in persone non più intossicate”.
Il tutto si è risolto con una decisione dei ministri dell’Interno e della Sanità i quali, a seguito della direttiva inviata ai Prefetti e ai Questori con indicazioni sulla punibilità di quanti guidano un mezzo in condizioni alterate, hanno fatto presente che la norma è da considerare “cogente”.
Purtroppo la direttiva non è stata inviata anche al Ministro. Se così fosse stato, probabilmente, gli avrebbero evitato l’ennesimo “colpo mancino”!
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