ROMA Interventi che «richiedono una struttura nazionale» in materia di prevenzione antimafia. Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo si è soffermato anche sulla situazione della sanità calabrese nel corso del suo intervento al convegno a Roma dal titolo “Lotta alle mafie attraverso le misure non penali: le interdittive antimafia” presso la Sala Capitolare del Chiostro di Santa Maria sopra Minerva. Al centro del dibattito l’efficacia delle misure amministrative contro le infiltrazioni mafiose. Tra i relatori il senatore di FdI Raoul Russo, coordinatore del Comitato parlamentare sul condizionamento mafioso negli appalti, la presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo, e gli interventi di Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Il convegno ha visto anche contributi accademici e giuridici da parte di Aristide Police, Michele Corradino e Saverio Sticchi Damiani.
Nel corso del suo intervento, il procuratore Melillo ha sottolineato che «il sistema della prevenzione amministrativa è un sistema molto complesso». «C’è un surplus di complessità normativa e c’è un deficit della rappresentazione della complessità legato alla stessa idea del condizionamento mafioso che ha uno spettro molto più ampio di quello che va dall’asservimento all’occasionale inciampo. Le forme più estese, diffuse, reali di condizionamento mafioso. – ha spiegato il procuratore nazionale antimafia – ruotano intorno al sistema di relazioni contrattuali tipiche delle reti d’impresa e per essere ancora più eccepite richiederebbero una capacità di analisi». In un passaggio significativo del suo intervento Melillo ha sottolineato anche: «Bisognerebbe cogliere la condizione di solitudine dei prefetti, che nasce anche dalla fuga dalle responsabilità della pubblica amministrazione. Le stazioni appaltanti dovrebbero comunicare tutte le operazioni sospette che accadono sotto la loro percezione, ma non lo fa nessuno». Il procuratore ha sottolineato poi la necessità di un superamento della dimensione territoriale: «Vi è un altro sistema speciale, che è quello che ruota attorno alla struttura di prevenzione antimafia e che riguarda tutti gli interventi nei quali il legislatore coglie la necessità di superare la dimensione territoriale, dell’ambito provinciale del prefetto, perché il sistema di imprese che ruota attorno a questi interventi pubblici è molto più ampio: ad esempio il terremoto dell’Aquila, il terremoto a Ischia, gli interventi sulla sanità calabrese. Per la misura sulla difficoltà di questa funzione, dover riconoscere legislativamente che gli interventi sulla sanità calabrese richiedono una struttura nazionale sugli interventi di prevenzione. In questo momento – ha spiegato – il fulcro sono le Olimpiadi di Milano-Cortina». (m.ripolo@corrierecal.it)
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