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Leone XIV: diversità nella continuità

«Sono certo che ci sorprenderà, perché saprà coniugare tradizione e inculturazione della fede»

Pubblicato il: 10/05/2025 – 13:13
di Ennio Stamile
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Leone XIV: diversità nella continuità

ROMA Dopo diversi giorni in cui abbiamo assistito al solito “totopapa”, dove non solo i media ma un po’ tutti, abbiamo espresso le nostre preferenze circa il futuro pontefice, ecco finalmente la fumata bianca. Com’era successo per papa Bergoglio, anche questa volta la sorpresa di ascoltare un nome nuovo che nessuno si aspettava, per giunta scelto in così poco tempo a discapito di chi prevedeva tempi lunghi considerate le presunte divisioni provocate da Papa Francesco. Il Cardinale Robert Francis Prevost diventa, dopo appena quattro scrutini, il 267° Pontefice della Chiesa con il nome di Leone XIV. Un Papa ancora una volta scelto nel Continente americano ma questa volta nato a Chicago, il primo della storia proveniente dagli Stati Uniti d’America, ma con cittadinanza peruviana considerati i suoi vent’anni trascorsi in quella Terra da missionario. Potrebbe di primo acchito sembrare quasi un gioco del destino, in un momento in cui Donald Trump con i suoi dazi sfida il mondo con la “benedizione di Dio” impartitagli da sedicenti predicatori persuasi da una sorta di “teologia” della prosperità di calviniana memoria, ecco che la bandiera a stelle strisce sventola anche sulla palla sacra del pennone della cupola di San Pietro. In realtà i due condividono solo la cittadinanza americana, per il resto vi è una netta differenza su tutto, anche sull’idea stessa di Dio che non può in alcun modo essere considerato una sorta di strumento per consolidare il proprio potere temporale, come nel caso in cui Tramp ebbe a dire, il giorno dell’attentato, che “il proiettile era stato deviato da Dio per consentirgli di rimanere vivo e guidare l’America verso un periodo di prosperità economica”.
Altro aspetto che bisognerebbe evitare tra credenti, è quello di fare i paragoni tra i papi. Nulla di più errato. Ognuno di essi se pure riceve un’unica missione, quella di confermare nella fede il popolo dei credenti ed essere segno di unità, ha carismi diversi donati dal medesimo Spirito. Ce lo ricorda San Paolo, l’Apostolo delle genti, che nella I Lettra ai Corinzi (12,4-5) scrive: «vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore». È profondamente sbagliato, allora, proporre paragoni occorre, invece, per coloro che si sforzano di credere, con umiltà farsi ascoltatori della voce dello Spirito, onde poter scorgere doni e i suggerimenti proposti nel cuore e nella mente di papa Leone. Già dallo stemma e rispettivo motto, possiamo scorgerne alcuni, perché esso rappresenta per ogni vescovo la sintesi del programma pastorale.
Quello di papa Leone è molto semplice: uno scudo diviso in due parti giglio mariano su campo azzurro da una parte che richiama il motto dei padri “Ad Jesum per Mariam; dall’altra su campo bianco il Sacro cuore di Cristo posato su un libro chiuso e trafitto da una freccia. Chiaro riferimento allo stemma degli agostiniani, l’Ordine a cui appartiene Leone XIV. Questa immagine, rimanda al mistero del sacrificio redentivo di Cristo, cuore trafitto per amore dell’umanità, ma anche alla Parola di Dio, rappresentata dal libro chiuso.  Il particolare del libro non aperto suggerisce che la verità divina va accolta con fede anche quando non è pienamente svelata.  È un invito alla fiducia e all’abbandono, alla perseveranza nella ricerca del senso profondo della Scrittura, anche nei momenti di oscurità. Un invito costante alla ricerca di quel Mistero che precede ogni ricerca come insegna il grande dottore della Chiesa nel suo libro capolavoro Le Confessioni: “Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato” (Confessioni Lib. IX, 21,15). Sant’ Agostino, come solo lui sa fare, con questa semplice frase delinea una sintesi esaustiva e completa su cosa significhi essere cercatori di Dio: nessuno può cercare qualcuno o qualcosa di cui non abbia già traccia nella mente o nel cuore. Poi il motto anche questo agostiniano: “In Illo uno unum” (Enarrationes in Psalmos, 127), “Nell’unico Cristo siamo una cosa sola”. Un motto scelto, come ha spiegato la sala stampa vaticana, in quanto obiettivo di papa Leone è promuovere la comunione e l’unità nella Chiesa. Anche al tempo in cui è vissuto il grande vescovo d’Ippona, la civiltà era in profonda crisi, segnata da scismi, violenze e guerre propone nell’altro suo Capolavoro, il De Civitate Dei,la pace come “tranquillità dell’ordine”, che non è imposto bensì il risultato di una giustizia vera, fondata e orientata sempre dalla carità.
Molti poi sono rimasti sorpresi dalla scelta del nome Leone ultimo a portare questo nome era stato il suo predecessore morto agli inizi del XX secolo nel 1903, che nessuno ricordava tranne gli addetti ai lavori per aver scritto la prima enciclica sociale le Rerum Novarum, ancora oggi di straordinaria attualità per i temi affrontati. Ma in pochissimi ricordano Leone I, detto magno, tranne per l’episodio in cui fermò il re degli Unni Attila armato solo della croce papale, di cui esiste uno splendido affresco di Raffaello Sanzio nei Musei Vaticani. Davvero un grande Papa trovatosi a fare i conti con l’eresia del vescovo e teologo Siro Nestorio che sosteneva la tesi delle due nature separate in Cristo che supponevano due persone e negava il titolo di Teotokos (Madre di Dio) alla vergine Maria. Condannato nel Concilio di Efeso come eretico nel 431, in quello successivo di Calcedonia su proposta di Leone I, venne condannato anche il monofisismo, altra eresia che negava la natura umana del Cristo e riconosciuta l’esistenza delle due nature divina e umana nell’unica Persona di Gesù Cristo. Altro particolare del nome Leone è che potrebbe anche riferirsi al primo compagno di Francesco d’Assisi, frate Leone appunto, quindi in continuità con Papa Francesco, che ha insistito per una Chiesa povera tra i poveri. Papa Leone XIV sono certo che ci sorprenderà, perché saprà coniugare tradizione e inculturazione della fede in un mondo che cambia, ma sempre bisognoso di pace, di giustizia sociale, di attenzione agli ultimi.

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