Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 21:14
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

ecomafie ed ecoreati

La ‘ndrangheta inquina: Calabria prima per disastri ambientali

I dati di Libera e Legambiente a 10 anni dalla legge contro gli ecoreati. «Persone senza scrupolo che avvelenano i nostri territori»

Pubblicato il: 13/05/2025 – 18:24
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
La ‘ndrangheta inquina: Calabria prima per disastri ambientali

LAMEZIA TERME Una delle più belle regioni dal punto di vista ambientale. Acque turchesi, montagne idilliache e meravigliosi paesaggi bucolici: un patrimonio paesaggistico e ambientale da tutelare a tutti i costi. Soprattutto, dagli interessi di chi, come la ‘ndrangheta, tenta di lucrare inquinando i territori calabresi e rallentandone lo sviluppo. Ne sono consapevoli Procure e forze dell’ordine, sempre più attente sul tema al fine di prevenire una nuova “Terra del fuoco” in Calabria. Era questo l’obiettivo della legge contro gli ecoreati introdotta dieci anni fa che ha introdotto i delitti ambientali nel Codice penale e riformato, in maniera significativa, il sistema sanzionatorio degli illeciti amministrativi e penali previsti nel Testo unico ambientale. Ma la situazione in Calabria resta critica: settima regione per reati ambientali, circa 368 in dieci anni, oltre 700 denunce e circa 80 arresti. Ma, soprattutto, la prima regione per disastri ambientali. «In questi dieci anni grazie alla legge sugli ecoreati – commentano Legambiente e Libera – tante denunce fatte sono diventate processi e sono arrivate le prime sentenze definitive come, ad esempio, quella per la gestione criminale della discarica Resit, in provincia di Caserta. Tutto ciò è stato possibile grazie a quella riforma di civiltà che ha visto finalmente la luce il 19 maggio del 2015 con l’approvazione della legge sugli ecoreati».

I dati: Calabria prima per disastri ambientali

I dati sono quelli presentati nel rapporto di Legambiente e Libera, che ne discuteranno il 16 e il 17 maggio a Roma all’evento nazionale di ControEcomafie alla presenza, tra gli altri, del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, del presidente di Legambiente Stefano Ciofani e di quello di Libera don Luigi Ciotti. Dall’analisi del report emerge come le regioni più colpite dai reati ambientali siano quelle a più incidenza mafiosa: il 40% si concentra in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Quest’ultima conta in 10 anni 368 reati, circa un terzo rispetto ai 1037 controlli effettuati per un totale di 772 denunce, 80 arresti e 252 sequestri dal valore di oltre 145 milioni di euro, dato inferiore solo a Sicilia e Campania. Il reato più accertato è quello dell’inquinamento ambientale, non esistente prima della legge, seguito da quello di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti. Al terzo posto il reato più grave, quello dei disastri ambientali, di cui la Calabria detiene il triste primato: ben 59 in soli dieci anni.

Borrello: «Presenza asfissiante della ‘ndrangheta»

«Una presenza asfissiante della ndrangheta anche sul versante ambientale» ha commentato Giuseppe Borrello, referente di Libera Calabria, raggiunto dal Corriere della Calabria. «Come si evince nell’ultimo rapporto “Ecomafia2024”, la nostra regione si conferma tra le regioni con più crimini ambientali. Un’attività in tema ambientale, quella della ‘ndrangheta, che non si ferma ai confini regionali e nemmeno, quelli, nazionali, come rileva l’inchiesta della Dda di Milano sul business dei rifiuti in Lombardia. O come dimostra la pratica dell’affondamento in mare delle cosiddette “navi dei veleni”, si parla di circa 90 navi affondate nel Mediterraneo negli anni passati. Un sistema orchestrato per sopperire alla esigenza delle industrie di smaltire economicamente i propri scarti con il chiaro appoggio di parte del mondo politico e istituzionale, massoni, pezzi di servizi segreti deviati, dei mafiosi».

Le storie di Natale De Grazia, Ilaria Alpi e Miran Hovratin

«Persone – continua Borrello – assolutamente senza scrupolo, come se quelle acque o terreni avvelenati non ammalassero anche loro, i propri figli, o familiari o quelle tante vittime innocenti dell’inquinamento ambientale generato dalle mafie, che mai nessuno ricorderà. Una verità, ancora, da scrivere come quella sulle storie di Natale De Grazia, Ilaria Alpi, Miran Hovratin uccisi perché provarono a cercare la verità fino in fondo sui traffici di rifiuti. Storie che raccontano come la criminalità organizzata riesce a penetrare facilmente in quelle zone grigie, una penetrazione che alimenta un “perfetto circuito mafia-corruzione”. Collusioni e connivenze che alimentano la zona grigia, rendendo il contesto calabrese molto difficile, perché la nostra regione non è solo terra di ‘ndrangheta, ma anche di massoneria e massoneria deviata». (ma.ru.)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

x

x