Sono sei i quesiti della maxi-perizia genetica nelle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, affidati oggi dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli ai due periti, la genetista Denise Albani e l’esperto dattiloscopico Domenico Marchigiani. Quesiti che ricalcano le attività di analisi da effettuare già messe nero su bianco nell’ordinanza del 31 marzo, che ha dato il via libera all’incidente probatorio, su richiesta della Procura di Pavia. Cinque punti, infatti, erano già stati indicati nel provvedimento e vengono richiamati nei quesiti.
Per l’omicidio di Chiara Poggi è stato condannato a 16 anni di reclusione l’ex fidanzato Alberto Stasi, ora in regime di semilibertà presso il carcere di Bollate, a Milano. Nelle nuove indagini verrà analizzato il materiale biologico trovato sotto le unghie della vittima, circa 60 impronte e alcuni reperti sequestrati nella villetta di Garlasco subito dopo l’omicidio della 26enne e conservati per quasi 18 anni.
In primo luogo, “l’analisi tecnica dei profili genetici estrapolati dai margini ungueali” di Chiara “ottenuti dal perito Prof. Francesco De Stefano”, che effettuò la perizia nel processo di secondo grado bis a carico di Alberto Stasi. Li dichiarò inutilizzabili per comparazioni e ora i periti – questo il secondo punto – dovranno verificare di nuovo “la possibilità di ritenere utilizzabili per un confronto, allo stato attuale della tecnica e della scienza” quei risultati. Eventuale comparazione, dunque, se possibile, col Dna di Sempio.
Terzo punto fissato è “l’estrazione del Dna dai ‘para-adesivi’ delle impronte rinvenute sulla scena del crimine e sugli oggetti analizzati” nei laboratori del Ris di Parma. Su questo quesito la difesa di Sempio, coi legali Taccia e Lovati, ha chiesto ed ottenuto che le analisi siano solo genetiche e non anche dattiloscopiche.
Quarto quesito “l’estrazione del Dna dai campioni biologici e reperti” che non furono mai “sottoposti ad analisi” o che fornirono all’epoca “esito dubbio o inconclusivo”. Campioni e reperti “presenti presso l’Istituto Unità Medicina Legale dell’Università di Pavia”.
Quinto punto la “comparazione” tra tutti i Dna estrapolati per “accertarne l’eventuale corrispondenza o compatibilità con il profilo genetico” di Sempio, di Stasi, dei componenti “di sesso maschile della famiglia Poggi” e di tutte le persone alle quali oggi sono stati allargati i prelievi di Dna. Si va, appunto, dalle gemelle Cappa a Marco Panzarasa, Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti, fino al medico legale dell’epoca, a tre investigatori della prima inchiesta e ai soccorritori che arrivarono nella villetta. Se queste persone, non indagate, si rifiuteranno di sottoporsi ai tamponi salivari, il gip disporrà il prelievo coattivo.
Il sesto punto è stato introdotto oggi dalla difesa di Sempio e riguarda la “catena di custodia”, ossia il modo in cui tutti i reperti negli anni sono stati conservati. (ANSA)
x
x