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i reperti ritrovati

Un tesoro trafugato: i Carabinieri restituiscono 479 monete antiche al Museo di Vibo

Reperti in oro, argento e bronzo risalenti a diverse epoche sequestrati a un collezionista vibonese e consegnati stamattina al museo vibonese. «Criminalità sempre in agguato»

Pubblicato il: 11/06/2025 – 14:06
di Marco Russo
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Un tesoro trafugato: i Carabinieri restituiscono 479 monete antiche al Museo di Vibo

VIBO VALENTIA Monete in oro, argento e bronzo risalenti a epoca greca, romana, bizantina e medievale. Reperti dal valore economico di oltre 100 mila euro, ma inestimabili da un punto di vista culturale, che ritornano in mano allo Stato dopo essere state trafugate e introdotte nel mercato clandestino. Sono state restituite questa mattina al Museo Archeologico Nazionale Vito Capialbi di Vibo Valentia 479 monete antiche, recuperate in seguito a un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo e risalente al 2014. I beni culturali, probabilmente provenienti da scavi clandestini e dal mercato illecito, erano finiti in mano a un collezionista vibonese, che ne aveva poi disposto la vendita su un sito e-commerce online.

Le monete affidate al Museo di Vibo

Alla cerimonia di restituzione hanno partecipato il Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza Giacomo Geloso, il procuratore vibonese Camillo Falvo, il comandante provinciale dei Carabinieri Luca Toti, il direttore ad interim dei Musei calabresi Fabrizio Sudano e dal nuovo direttore del Museo Archeologico Nazionale Vito Capialbi Michele Mazza. Le monete restituite oggi allo Stato, in seguito alla sentenza di Tribunale di Vibo, saranno a disposizione della collezione del Museo Archeologico Nazionale Vito Capialbi. «Abbiamo – ha detto il direttore Michele Mazza – già in previsione non solo di esporle, ma di farle di farle diventare parte della collezione permanente. Già in occasione delle Giornate europee dell’archeologia prevediamo di fare un’anteprima di questa mostra».

Le indagini del Tpc

Si tratta di una collezione dall’immenso valore archeologico, con alcune monete particolarmente preziose e rare. «L’indagine – spiega il comandante del Tpc di Cosenza Giacomo Geloso – ha avuto origine da un controllo dei siti internet di e-commerce dedicati». Qui è stato individuato un collezionista vibonese in possesso di 218 monete in oro, bronzo e argenti. «Durante la perquisizione abbiamo sequestrato anche documentazione importante per il proseguo delle attività investigative che ci hanno concsntito di ricostruire i rapporti commerciali che il collezionista aveva intrattenuto. In particolare, uno a Taranto, uno a Palermo, uno a Napoli». Non un “tombarolo” – precisa il comandante -, «le abbiamo sequestrate nelle abitazioni, quindi è chiaro che a monte c’è sempre un’attività di scavo clandestino. Ci sono i tombaroli che cercano di piazzarle nella filiera del mercato clandestino, raggiungendo così una casa d’asta o un collezionista privato. Ad esempio, siamo riusciti a ricostruire un acquisto da parte del soggetto vibonese ad una casa d’asta estera con sede a San Marino».

Falvo: «Criminalità sempre in agguato»

«La criminalità, per quanto riguarda i beni culturali in Calabria, è sempre in agguato, soprattutto nelle province di Vibo e Crotone» aggiunge il procuratore di Vibo Camillo Falvo. «Lo testimonia la restituzione oggi di monete preziose e risalenti a epoche lontane. Sono attività che noi svolgiamo da anni, nel Vibonese abbiamo fatto operazioni anche con la Direzione distrettuale antimafia come Scrimbia e molti di quei reperti si trovano in questo museo». In quel caso la ‘ndrangheta aveva avuto un ruolo diretto nel «lucrare, anche tramite il commercio internazionale illecito», mentre oggi si tratta di «reperti commercializzati da privati cittadini». «Però – aggiunge – è chiaro che poiché si concentrano questi ben nel territorio regionale tra Crotone e Vibo, dove operano purtroppo tanti gruppi criminali solitamente accade di riscontrare questo loro interesse. La criminalità organizzata ha interesse ovunque c’è da lucrare illegalmente». Il fenomeno del commercio clandestino di beni archeologici è ancora diffuso, ma in modo minore rispetto a prima: «Diciamo che fino a una decina di anni fa era molto più rilevante, almeno in molte indagini avevamo riscontrato questo particolare interesse della criminalità organizzata. Adesso lo è un po’ di meno, anche perché si sono perfezionate le attività investigative da parte del dei Carabinieri del Tpc».

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