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Il “caso Enzo Tortora” diventa una serie tv

Le prime immagini di “Portobello” scritto e diretto dal regista Bellocchio con Gifuni nei panni del conduttore

Pubblicato il: 18/06/2025 – 7:03
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Il “caso Enzo Tortora” diventa una serie tv

ROMA È il 17 giugno del 1983 quando Enzo Tortora, uno dei più popolari conduttori televisivi di quegli anni, viene arrestato. Ad aspettarlo fuori dall’Hotel Plaza di Roma decine di giornalisti e di cameraman che sperano di vederlo crollare e di aprire la pagina con il suo volto in lacrime. Enzo Tortora, però, non cerca riparo e non si nasconde, anzi. Alza al cielo le mani intrappolate dalle manette come in un atto di sfida, certo non solo della sua innocenza ma anche del fatto che la società e la giustizia con lui abbiano fatto una figura meschina. Quarantadue anni dopo quell’arresto HBO Max, la piattaforma streaming del gruppo Discovery che arriverà in Italia nel 2026, mostra in anteprima le prime immagini di Portobello, la nuova serie scritta e diretta da Marco Bellocchio che, dopo aver raccontato con estrema maestria il rapimento di Aldo Moro in Esterno Notte e quello di Edgardo Mortara in Rapito, è pronto a fotografare alla sua maniera uno dei casi di malagiustizia più eclatanti della storia italiana.  

Fabrizio Gifuni interpreta Enzo Tortora

A impersonare Enzo Tortora è Fabrizio Gifuni, che già da questi primi frame appare perfetto nel restituire lo stordimento e la forza di un uomo ingiustamente accusato da alcuni detenuti di essere al centro di un traffico di droga gestito dalla camorra napoletana. Insieme a lui, altri 857 persone vengono arrestate attraverso una maxi-operazione della Procura di Napoli contro la camorra anche se, nel suo caso, l’accusa è frutto di un errore e di una bugia. Il suo nome, infatti, viene fatto da alcuni collaboratori di giustizia che lo identificano come uno dei presunti affiliati, sostenendo addirittura che Tortora fosse stato nominato «camorrista ad honorem» a Milano, ma nessuno si prende la briga di controllare. I giornali impazziscono, parte la gogna mediatica ma Enzo Tortora, nonostante la condanna a 10 anni di reclusione e al pagamento di una multa di 50 milioni di lire, non smette neanche per un secondo di dichiararsi innocente. Rifiutata l’immunità parlamentare di cui avrebbe goduto essendo stato eletto al Parlamento Europeo, il conduttore di Portobello affronta un lungo processo d’appello nel corso del quale, finalmente, la verità inizia a farsi largo: i pentiti ritrattano, esce fuori che il nome scritto sulla lista dei presunti affiliati non era «Tortora» ma era «Tortona» e, finalmente, il 13 giugno del 1987, quattro anni dopo l’arresto, viene assolto per non aver commesso il fatto. Tortora, volto rassicurante della televisione italiana nonché di Portobello, una trasmissione che ha fatto scuola e che ha scritto una pagina importante del nostro spettacolo e della nostra società, non ha smesso neanche per un attimo di ribadire la sua estraneità ai fatti, anche se difendersi per tutto quel tempo dalla magistratura, da un pubblico e da uno star system che non ci aveva pensato un attimo a voltargli le spalle – tranne Piero Angela, che insieme ad alcuni colleghi firmò una lettera aperta su Repubblica per proteggerlo – lo ha portato piano piano a consumarsi.

Dopo essere tornato in libertà, Enzo Tortora torna alla guida di Portobello, il programma dal quale era stato improvvisamente strappato, con una frase – «Dunque, dove eravamo rimasti?» – che ha dimostrato la sua eleganza e la sua statura morale. «Potrei dire moltissime cose ma ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. Io sono qui, e lo so, anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi». Gli anni che gli sono stati tolti non sarebbero però più tornati, senza contare che Tortora morirà un anno dopo, il 18 maggio del 1988, per un tumore che gli è stato diagnosticato poco dopo il ritorno di Portobello. Alcuni pensarono che la malattia fosse una conseguenza di tutto il male che ha ingiustamente affrontato, e forse in parte è vero. Quell’errore giudiziario ha distrutto un uomo e una famiglia e, ancora oggi, pone tantissime domande e dubbi che forse la serie di Bellocchio riuscirà a fotografare. La serie, annunciata da Warner Bros. Discovery per la nuova piattaforma streaming HBO Max, è una produzione OUR FILMS, società del gruppo Mediawan, e KAVAC FILM, in coproduzione con ARTE France ed in collaborazione con The Apartment Pictures, una società del gruppo Fremantle. È prodotta da Lorenzo Mieli e Mario Gianani per Our Films e da Simone Gattoni per Kavac Film e vede nel cast, tra gli altri, Lino Musella, Romana Maggiora Vergano, Barbora Bobulova, Carlotta Gamba, Alessandro Preziosi, Fausto Russo Alesi e Salvatore D’Onofrio. La serie è stata scritta da Marco Bellocchio, Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore. La fotografia è di Francesco Di Giacomo, la scenografia di Andrea Castorina, i costumi di Daria Calvelli, il montaggio di Francesca Calvelli, le musiche di Teho Teardo.

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