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Crediti fittizi per il bonus facciate: sequestrati 9 milioni di euro

Le indagini sono iniziate dal 2022, e hanno riguardato inizialmente una società triestina

Pubblicato il: 19/06/2025 – 7:57
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Crediti fittizi per il bonus facciate: sequestrati 9 milioni di euro

TRIESTE Al termine di un’articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Pistoia, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trieste stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, nei confronti di due responsabili, residenti nelle province di Pistoia e Massa Carrara, per un importo complessivo di circa 9 milioni di euro, relativi a fittizi crediti di imposta per bonus facciate, e al loro, successivo, auto-riciclaggio. Contestualmente, sono in corso perquisizioni locali e personali nei confronti di due indagati. Le indagini sono iniziate dal 2022, e hanno riguardato inizialmente una società avente sede nel territorio triestino, e risalendo la filiera della cessione dei crediti d’imposta fittizi, gli inquirenti sono arrivati ad una persona giuridica, con sede nel pistoiese, che nella veste di ‘general contractor’, ovvero di un soggetto giuridico a cui il committente appalta la realizzazione di un’opera, ha indebitamente ottenuto il riconoscimento di ingenti crediti di imposta da bonus facciate, mediante fittizie comunicazioni all’Agenzia delle Entrate. Le indagini hanno consentito di scoprire la simulazione del possesso dei requisiti per accedere all’agevolazione fiscale (ovvero l’esecuzione fittizia del pagamento del 10% dell’opera) nonché una sovrafatturazione abnorme degli interventi edili concretamente eseguiti, in molti casi, addirittura totalmente inesistenti. In alcune circostanze, infatti, i proprietari degli immobili, le cui facciate sarebbero state, asseritamente, oggetto di ristrutturazione, hanno dichiarato di non aver mai sostenuto alcun lavoro edilizio sulle proprie abitazioni. I crediti di imposta sono stati poi monetizzati, mediante la cessione a diversi istituti di credito e ad aziende private. I finanzieri hanno, quindi, ricostruito la filiera della cessione dei crediti d’imposta fittizi e, attraverso un’analisi dei flussi finanziari successivi all’incasso dei proventi, hanno individuato la destinazione finale dell’ingente somma di denaro di matrice criminale. A conclusione degli approfondimenti svolti, è emerso che i responsabili hanno reinvestito i proventi illeciti, dissimulandone la provenienza delittuosa, in beni o attività lucrative, quali lingotti d’oro, polizze vita, orologi di pregio, nonché in uno stabilimento balneare, con annesso ristorante, ubicato nella località della Versilia. 

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