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Una Nazionale che parla calabrese: Gattuso, Perrotta e (si spera) Berardi

Dopo il nuovo Ct, anche Simone Perrotta entra nello staff. Sarà una selezione made in Calabria

Pubblicato il: 19/06/2025 – 14:54
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Una Nazionale che parla calabrese: Gattuso, Perrotta e (si spera) Berardi

Forse è un’esagerazione, ma lo diciamo lo stesso (giusto per tirarci un po’ su dopo due mondiali persi per sempre, un Europeo triste che più triste non si può e un 3-0 subito in Norvegia): quella appena nata sarà una Nazionale con il cuore a Sud, anzi, una Nazionale made in Calabria. La nomina di Gennaro Gattuso come nuovo commissario tecnico dell’Italia segna, più che una semplice scelta tecnica, una svolta simbolica. Al suo fianco ci sarà Simone Perrotta, altro campione del mondo e altro figlio della provincia di Cosenza. Una doppia investitura che, oltre a rafforzare il legame tra la Nazionale e una generazione vincente, rappresenta una riscossa silenziosa di una terra da troppo tempo lontana dai riflettori sportivi per motivi nobili.
Gattuso è nato a Corigliano Calabro, Perrotta ha vissuto da sempre a Cerisano perché i suoi genitori sono di lì, pur essendo nato in Inghilterra. Due storie diverse ma intrecciate dalla stessa matrice: il radicamento forte con le proprie origini, la fierezza calabrese che non si è mai spenta, nemmeno ai massimi livelli del calcio internazionale. Due simboli di una regione che nel pallone ha trovato spesso una via di riscatto sociale, identitario, collettivo. E che oggi, grazie a loro, seppure in un momento disastrato del calcio italiano, entra idealmente a Coverciano dalla porta principale.
Ma non si tratta solo di suggestioni romantiche. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha annunciato oggi il varo del “Progetto Prandelli”, che coinvolgerà proprio Perrotta – insieme a Gianluca Zambrotta – con l’obiettivo di rilanciare il calcio giovanile e tecnico italiano. Un’iniziativa parallela ma sinergica con il percorso che Gattuso intraprenderà da ct. L’idea è chiara anche se tutt’alto che semplice visti i tempi che corrono: rinnovare dalle fondamenta, riscoprendo il talento nei vivai e dando voce a chi conosce il calcio non solo per averlo studiato, ma per averlo vissuto.
E proprio qui torna la Calabria. Una terra che troppo spesso entra nel dibattito pubblico per vicende opache, ma che esprime potenziale umano, passione e voglia di riscatto. In questo momento, è solo il Catanzaro a mantenere alto il nome del calcio calabrese dopo la retrocessione del Cosenza, mentre squadre storiche come Reggina e Vibonese lottano tra mille difficoltà. Eppure, proprio da qui arriva oggi la nuova linfa per il calcio italiano. C’è una speranza implicita, ma molto forte, che questo nuovo corso – nel quale si inserisce anche il potenziale ritorno in azzurro di Domenico Berardi, calabrese della provincia di Cosenza (anche lui) d’origine, campione d’Europa con Mancini ct nel 2021 e neo-promosso in serie A con il Sassuolo – possa rappresentare un punto di ripartenza per il Mezzogiorno calcistico e non solo.
Le parole di Gattuso in conferenza stampa – «veniamo da una terra incredibile, si parla spesso di cose negative, ma speriamo di far parlare della nostra regione per cose positive» – si spera non siano solo retorica, ma un manifesto d’intenti. Se il calcio è un riflesso del Paese, allora una Nazionale che parla con accento calabrese può davvero raccontare un’Italia che include e non dimentica le sue periferie come da anni, invece, sta accadendo. (fra.vel.)

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