COSENZA Profezie, blitz previsti, ossessione per le indagini. La mala Cosentina va in fibrillazione quando “radio carcere” annuncia nuovi arresti. Le voci si rincorrono da cella in cella, le informazioni arrivano all’esterno e i membri dei gruppi della Confederazione di ‘ndrangheta si muovono come schegge impazzite alla ricerca di “certezze”. Le circostanze sono state cristallizzate grazie ad alcune intercettazioni eseguite nel corso dell’inchiesta denominata “Reset“, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Nelle motivazioni della sentenza del processo celebrato con rito abbreviato (ne abbiamo parlato qui) la gup del tribunale di Catanzaro Fabiana Giacchetti si sofferma – in un robusto passaggio – sulle conversazioni tra coloro che avrebbero ricevuto una presunta soffiata.
Tra presunte rivelazioni e profezie, chi indaga intercetta il 27 maggio 2020 una serie di conversazioni all’interno dell’abitazione di Francesco Patitucci (condannato a 20 anni in abbreviato). Il boss, oggi al 41 bis, è considerato elemento di «coordinamento» della ‘ndrangheta federata Cosentina. All’epoca dei fatti, la moglie di Patitucci aveva appreso Silvia Guido (condannata a 14 anni e 4 mesi) dell’imminenza di «un blitz di Polizia». La donna – secondo i riscontri dell’accusa – avrebbe appreso la notizia «dalla “zingara ” sua vicina di casa». La confessione scuote Patitucci che si attiva e tenta di capire se i suoi associati avessero o meno appreso dei rumors insistenti. Il tam tam si chiude con la certezza di «una voce infondata o parzialmente tale». Come viene riportato nelle motivazioni della sentenza del processo abbreviato, «il capoclan, infatti, riferiva alla consorte di aver saputo che non si trattava di un’operazione della Dda, bensì di qualcosa che aveva a che fare con la procura ordinaria». Due giorni più tardi, a seguito di ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Cosenza, su richiesta della Procura, «vengono eseguite cinque misure cautelari per usura, estorsioni ed esercizio abusivo del credito». Non una maxi retata anti ‘ndrangheta come ipotizzava qualcuno, ma il dato che si rileva «è la circostanza delle entrature che l’organizzazione criminale vantava in ambienti giudiziari».
Il pericolo scampato da Patitucci e soci diventa un lontano ricordo quando arriva, puntuale, l’ennesima voce proveniente dal clan degli “Zingari” e da una donna della famiglia “Banana” su un presunto blitz. Il dato, per la gup, diventa importante. Non solo e non tanto per il chiacchiericcio legato a presunte azioni delle forze dell’ordine, ma soprattutto in relazione alla «conferma della costante interazione criminale, in ottica federativa, tra gli Italiani e gli Zingari».
Questa volta, i rumors non sembrano destituiti di fondamento ed è Patitucci, dal canto suo, a confermare che “Radio cittadino” «aveva fatto giungere anche a lui la voce di un’operazione imminente». (f.benincasa@corrierecal.it)
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