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la crisi rossoblù

Il Cosenza di Guarascio: il no dei tifosi, la stampa e il futuro

Mentre il club programma la nuova stagione (dimenticando le promesse di cessione) la tifoseria annuncia una nuova protesta contro un patron sempre più indifferente

Pubblicato il: 23/06/2025 – 7:22
di Francesco Veltri
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Il Cosenza di Guarascio: il no dei tifosi, la stampa e il futuro

COSENZA A sentire le voci di piazza e a leggere i commenti sui social, pare che il San Vito-Marulla, nella prossima stagione di serie C, sarà vuoto o quasi. Il motivo? Sempre lo stesso, da anni ormai: Eugenio Guarascio.
Il malcontento tra i tifosi è palese. Dopo mesi in cui si è lasciato intendere – più o meno chiaramente – che l’era dell’imprenditore lametino fosse al capolinea, il risveglio è stato amaro. Guarascio è ancora lì, saldo al timone del Cosenza calcio, come se nulla fosse, come se quattordici anni di promesse disattese, di gestione priva di slanci collettivi, retrocessioni sfiorate (o subite), prezzi folli, fossero solo dettagli. E come se il futuro rossoblù gli appartenesse per diritto divino.
Il rapporto con la città, ormai, è a pezzi. I mercati estivo e invernale della scorsa stagione da dimenticare, la penalizzazione a referto, i silenzi assordanti con tifoseria e giornalisti tenuti a distanza di sicurezza perché hanno osato criticare, le provocazioni (come il blocco dei commenti sui canali social del club, ancora attivo), e, soprattutto, una caduta in terza serie che era nell’aria da tempo. Tutti elementi che hanno demolito la già fragile credibilità del patron. Ma non la sua ostinazione a restare.
Le promesse di vendita, gli “interessamenti” da parte di cordate solide si sono rivelati – almeno finora – fumo negli occhi. Parole lanciate solo per placare la piazza, per prendere tempo, per resistere. Nel frattempo, anche il sindaco Franz Caruso ha provato a dire la sua. Con scarso successo, insieme al resto della politica locale.
E così, ad oggi 23 giugno, tutto tace. Tutto resta immobile. Come se non fosse successo nulla. Come se la frattura con la tifoseria non contasse. Guarascio, con l’amministratore delegato Rita Scalise al fianco, sta programmando la prossima stagione. Ovviamente a modo suo. Con quali obiettivi? Difficile dirlo. Ai suoi fedelissimi – quelli che ancora orbitano attorno al club nella speranza di una flebile luce riflessa – starà raccontando che si punta al ritorno in serie B.
Ma come? Con chi? E, soprattutto, perché qualcuno dovrebbe ancora credergli?
Si parla di un ritiro a Lorica, di nuovi innesti in dirigenza – il ds Gennaro Delvecchio dovrebbe lasciare e per sostituirlo circolano i nomi di Domenico Roma, Antonio Amodio e Massimo Fabio Conti – e di un allenatore in arrivo. A breve gli annunci? Ma la notizia vera è un’altra: alla gente, oggi, interessa poco o nulla. Per il prossimo 25 giugno alle 19 in piazza Carratelli la tifoseria ha organizzato una nuova manifestazione di protesta contro la società dal titolo “I tifosi sono custodi della storia”, con ormai inevitabile slogan “Guarascio vattene”.

La locandina della manifestazione di mercoledì 25 giugno


Il ritornello di questi giorni è chiaro, e non fa sconti nemmeno alla stampa: “Del futuro del Cosenza con Guarascio non vogliamo sapere niente”. Inutile, dunque, per la maggior parte del popolo rossoblù, dare il via sui giornali al solito valzer di nomi da incasellare nelle stanze dei bottoni, in panchina e sul campo. Molti, tra gli appassionati più infuocati, sarebbero pronti a ripartire da zero, anche dalla Terza categoria, pur di non dover più condividere il destino della squadra con questa proprietà.
Una scelta drastica, sì. Ma anche lucida. Una presa di posizione che dice più di mille striscioni, più di ogni fischio o contestazione: il calcio cosentino è finito in un vicolo cieco, senza via d’uscita. Colpa di una gestione che non ha mai voluto o saputo ascoltare.
Ma una domanda resta, ed è inevitabile: quando il pallone tornerà a rotolare, quando si riaccenderà la speranza, resisteranno davvero tutti alla tentazione di tornare sugli spalti? Resteranno coerenti, anche davanti a una vittoria, a un nuovo mister capace di scaldare i cuori?
La memoria dice di no. Perché in passato, nonostante tutto, la passione ha sempre avuto la meglio. Anche quando avrebbe avuto senso restare a casa.
E forse è proprio su questo che punta Guarascio. Sul tempo. Sull’abitudine. Sullo sfinimento, sulla stanchezza della protesta. Sulla speranza che tutto si aggiusti da solo, che l’amore per i Lupi prevalga sulla sua indifferenza. Come se dall’estate del 2011 – quella che per molti è stato l’errore originale – ad oggi, moralmente e umanamente, non fosse accaduto nulla di abbastanza grave da provare, quantomeno, a porvi rimedio. (f.veltri@corrierecal.it)

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