Cosca di ‘ndrangheta emergente a Cutro: in 55 a processo
Secondo l’inchiesta, il clan Martino si stava preparando a prendere il controllo, approfittando della crescente marginalizzazione della potente cosca Grande Aracri

Diciannove imputati affronteranno il processo con rito ordinario, mentre ulteriori trentasei saranno giudicati con rito abbreviato. Questa è la decisione adottata dal gip nell’udienza preliminare di Catanzaro nei confronti delle persone incriminate nell’ambito dell’indagine della Dda su una cosca emergente di Cutro, culminata nell’operazione denominata “Sahel” del settembre scorso, durante la quale i carabinieri hanno arrestato 31 soggetti accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di stupefacenti, oltre che per numerosi reati relativi alle armi, sostanze esplodenti e stupefacenti. Il processo con rito ordinario è stato fissato per il prossimo 16 ottobre dinanzi al Tribunale penale di Crotone. L’udienza preliminare continuerà nella forma del rito abbreviato dinanzi al gup di Catanzaro a partire dal 7 ottobre.
L’inchiesta
Le indagini, avviate dai carabinieri di Crotone a seguito di un episodio estorsivo ai danni di un imprenditore di Cutro, hanno permesso di fare luce sulle dinamiche interne della ‘ndrangheta locale, evidenziando come il clan Martino si stesse preparando a prendere il controllo, approfittando della crescente marginalizzazione della potente cosca Grande Aracri. Il boss Nicolino Grande Aracri è attualmente detenuto per scontare condanne all’ergastolo passate in giudicato e ha tentato senza successo di collaborare con la giustizia, venendo smascherato dagli inquirenti. Il clan familiare che si accredita come erede dei Grande Aracri a Cutro è guidato da Vito Martino, uno dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita lo scorso anno e attualmente detenuto per omicidio. Martino, un tempo stretto collaboratore del boss Nicolino Grande Aracri, impartiva direttive ai suoi congiunti più stretti dal carcere, riguardanti la gestione delle dinamiche mafiose locali e le relazioni con le altre cosche.