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la lettera

Il cardinale Battaglia: «Spegnete i cannoni, salvate l’umanità»

L’arcivescovo di Napoli lancia un appello potente contro le guerre e l’indifferenza

Pubblicato il: 08/07/2025 – 13:59
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Il cardinale Battaglia: «Spegnete i cannoni, salvate l’umanità»

NAPOLI Un appello accorato, duro, a tratti quasi disperato, quello lanciato dal cardinale calabrese Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, in una lettera aperta resa pubblica oggi. Una riflessione che attraversa i drammi del nostro tempo con la voce del Vangelo e la lucidità di chi non intende più tacere. Un manifesto per la pace che interroga coscienze, governi, mercati e cittadini: «Se non per Dio, fatelo almeno per ciò che d’umano ci resta».
Nel suo messaggio, Battaglia elenca con dolorosa precisione le ferite del mondo: l’Ucraina con i suoi 13 mila civili uccisi, Gaza ridotta a un cimitero con 57 mila morti in meno di due anni, il Sudan dove milioni fuggono alla ricerca di riparo, il Myanmar sprofondato nell’invisibilità, e poi l’esodo silenzioso di 122 milioni di profughi. Cifre che «dovrebbero gelare il sangue», dice il cardinale, ma che rischiano di svanire come nebbia se non si ascolta il battito umano che portano dentro. Ogni numero, per Battaglia, è un volto, una foto in bianco e nero, una voce che chiede solo un momento di silenzio senza bombe.
L’appello si rivolge poi direttamente a chi detiene il potere: governi, alleanze, consigli d’amministrazione, «oliati come ingranaggi». Il Vangelo, sottolinea, non offre scorciatoie: impone di chiamare male ciò che è male, senza sconti e senza retorica. «Se volete essere guida e non timone allo sbaraglio – scrive – fermate i convogli carichi di morte, trasformate i bilanci di guerra in scuole, ospedali, ambulanze. Sedete accanto a un maestro, convertite le armi in strumenti di cura».
Ai parlamentari, Battaglia chiede meno grafici e più realtà: «Attraversate i corridoi spenti di un ospedale bombardato, annusate il gasolio dell’ultimo generatore, ascoltate il bip di un respiratore. E poi, se riuscite, pronunciate la frase “obiettivi strategici”». Parole che non lasciano spazio a interpretazioni.
L’arcivescovo non si ferma al piano spirituale: è chiaro nella denuncia delle “leggi disumane”, dei profitti generati dal dolore, degli slogan che mandano giovani a morire. «Togliete pure il nome di Dio se vi spaventa – afferma – chiamatelo coscienza, vergogna, umanità. Ma ascoltatelo. Perché la guerra è l’unico affare in cui investiamo l’umanità per ricavarne solo cenere».
E allora, prosegue, spegnete i cannoni, fate tacere le Borse che crescono sulle rovine, restituite alle albe il silenzio e la possibilità di non macchiarsi di sangue. Tutto il resto – confini, strategie, interessi – «è nebbia». Resterà solo una domanda, semplice e feroce: “Ho salvato o ucciso l’umanità che mi era stata affidata?”.
L’appello si fa preghiera nella parte conclusiva. Invoca un ribaltamento dei poteri, un Dio che “capovolga le carte di ferro” dei potenti, trasformi il piombo in terra coltivabile, i bilanci armati in culle. Invoca giustizia per i piccoli, voce per i medici rimasti senza luce, vergogna per chi si arricchisce col sangue.
E ai cittadini, al popolo “che legge”, ricorda che la pace germoglia anche nei piccoli gesti: in un divano che si allunga, in una pentola che raddoppia, in una mano tesa per dire “tu vali”. Il Vangelo, dice, è duro come la pietra ma tenero come un neonato: esige una scelta. “Costruttori di vita o complici del male”. Non ci sono terze vie.
Infine, la supplica: che questa pagina ruvida, scomoda, diventi uno specchio davanti al quale ciascuno, potente o comune cittadino, possa finalmente chiedersi da che parte stare. E scegliere, senza più ambiguità, la strada della vita.

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