Cosenza calcio, il Lupo “sospeso” e le domande che non ti ho fatto
In attesa della conferenza stampa (rinviata ieri) poniamo al nuovo ds rossoblù alcuni quesiti semplici. Mentre persino il raduno della squadra è entrato in crisi

COSENZA Verrebbe quasi da offrirgli un caffè, a Fabio Lupo. Uno forte, nero e senza zucchero. Perché svegliarsi una mattina di luglio, con il termometro che s’infiamma e il telefono che squilla con l’offerta di Eugenio Guarascio, non dev’essere stato facile. È un po’ come trovarsi davanti alla porta di Narnia, ma scoprire che oltre non c’è magia, bensì un campo in terra battuta, comunicati mai partiti e un’eco costante di malcontento.
Eppure, Lupo, venerdì scorso ha accettato. Professionista serio, curriculum rispettabile, una carriera costruita a colpi di competenza e buoni risultati. E oggi è il nuovo direttore sportivo del Cosenza. Con lui ieri è arrivato anche Antonio Buscè, nuovo allenatore rossoblù di cui si parla benissimo.
Entrambi, evidentemente, stanchi dell’ozio forzato che luglio può offrire ai disoccupati di lusso del calcio italiano.
Ma una domanda, la prima, s’impone: chi ve l’ha fatta fare? Probabilmente nessuno, se non la necessità – e la legittima volontà – di rientrare nel giro. Perché il Cosenza, pur derubricato alla serie C e deriso da una città in rotta con il suo proprietario, resta una piazza dal passato (più o meno) glorioso. E da queste parti, il passato pesa. Come una camicia di piombo in pieno agosto.
Ora, senza volerla prendere troppo sul personale, ci permettiamo – in punta di penna – di rivolgere al solo Lupo alcune domande che non abbiamo potuto porre di persona. E non per scelta nostra, ma per l’ennesimo episodio tragicomico della comunicazione (si fa per dire) societaria: la conferenza stampa di presentazione, prevista ieri giorno del raduno della squadra, è saltata. Per motivi ignoti. O forse noti: evitare domande scomode e cronisti inviperiti da mesi (anni?) di prese in giro gestionali.
Al suo posto? Un “incontro informale” annunciato via WhatsApp da un “misterioso”, ma neanche tanto, utente non meglio identificato, che nella confusione generale pare uscito da un romanzo di Kafka o da un talk show a basso budget.
Nessun avviso ufficiale, nessuna mail, nessun comunicato. Ma che importa? Il Cosenza ormai si muove così, per la felicità del nuovo direttore generale (anche qui col punto interrogativo) Luigi Micheli che a Brescia con Massimo Cellino pensava di aver visto tutto. E, invece, non aveva fatto i conti con Eugenio Guarascio e soci.
E allora, caro Lupo, le diciamo e chiediamo tutto da qui, in attesa della conferenza che verrà. Se verrà
Direttore, le hanno detto, prima di firmare, che c’è un’intera città contro Guarascio? Le hanno detto che la tifoseria – passionale, ma stanca – chiede da mesi, alcuni da anni, che la società venga ceduta?
Le hanno detto che nemmeno il sindaco (che ha le sue colpe) vuole più interloquire con il suo datore di lavoro, che lancia promesse come coriandoli a carnevale e poi scompare nel silenzio?
Le hanno parlato di come i commenti sui social del club siano bloccati da mesi, nel disperato tentativo di evitare lo tsunami di critiche e insulti?
E le hanno detto che, dopo le richieste esplicite della tifoseria e del sindaco, Guarascio ha promesso più volte di cedere la società “a brevissimo”?
Le hanno detto che lo stadio rischia di restare vuoto, disertato da una tifoseria sfibrata, delusa e mortificata?
Le hanno detto che ci sono problemi finanziari, ritardi nei pagamenti, rapporti complicati con fornitori e creditori, e che il settore giovanile
spesso non sa nemmeno dove allenarsi?
Le hanno detto che lo stadio – già fatiscente in serie B – oggi, in C, è letteralmente abbandonato al suo destino?
Ancora: le hanno raccontato che oltre all’addetto stampa, ha salutato anche Kevin Marulla, figura storica e simbolica del club, stanco e logorato da una gestione che definire approssimativa sarebbe un complimento?
E soprattutto: le è stata raccontata la realtà vera, oppure una favola aziendale, liscia e sbiancata, buona per far firmare i contratti ma inutile per capire dove ci si sta infilando?
Noi pensiamo di no. O forse sì, magari in confidenza, tra un “vedrai che ce la facciamo” e un “non badare ai giornalisti, soprattutto alcuni sono pericolosi estremisti“. Forse è stato avvisato dalla sempre solerte Rita Scalise (ex? attuale? amministratore unico, chi lo sa) o dallo stesso Guarascio, che magari gli ha consigliato: “Attento a quelli, ti rovinano l’entusiasmo. Con me non ci sono riusciti“.
Ma qui non si tratta di entusiasmi. Si tratta di dignità, di trasparenza, di rispetto per una città che ha dimostrato – tra retrocessioni, salvezze d’ufficio e miracoli sportivi – una pazienza quasi evangelica. E che ora, semplicemente, ha esaurito la scorta.
Lupo, la storia si ripete
Negli ultimi anni Cosenza ha visto passare professionisti di buon livello: nomi, competenze, buone intenzioni. Tutti partiti tra gli applausi, finiti nel tritacarne di una società che, nei fatti, è ingovernabile dall’interno. L’ultimo? Giuseppe Ursino. Lo stesso entusiasmo, le stesse promesse. Poi il muro. Quello che lei, probabilmente, comincerà a vedere presto.
Nel frattempo (è un’indiscrezione che si spera di cuore possa essere smentita) ai calciatori, in vista del raduno di ieri, sarebbe stato chiesto di trovarsi un alloggio in città a loro spese e alcuni si sarebbero ribellati. Come anticipato, anche le figure simboliche scappano, sfiancati dall’inadeguatezza e dalla frustrazione. Scappano tutti. Tranne uno. E allora, la vera domanda è questa: Lupo, prometterà anche lei ai tifosi cosentini un mondo migliore? Farà come i suoi predecessori, portando buone intenzioni in una terra che le ha viste infrangersi una dopo l’altra contro l’opacità del comando? Se sì, le auguriamo buona fortuna. Ma sappia che, da queste parti, non basta indossare il cappotto buono per affrontare l’inverno. Serve molto di più: serve coraggio, lucidità, e una capacità diplomatica che sfiora l’impossibile. Altrimenti si finisce – anche lei – nella lunga lista dei professionisti bruciati o esauriti, come candele spente in un teatro buio, dove l’unico che recita ancora è Eugenio Guarascio. E noi, spettatori involontari, restiamo qui. Ad applaudire il nulla. Ma con ironia. E una smorfia amara sulle labbra. (f.veltri@corrierecal.it)
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