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Il rapporto

Inps chiude in avanzo di 15 miliardi, ma c’è timore per il futuro

I dati del Rapporto Annuale: entro il 2040, 5 milioni di persone in età lavorativa in meno. Aumentano occupati e assicurati

Pubblicato il: 16/07/2025 – 15:29
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Inps chiude in avanzo di 15 miliardi, ma c’è timore per il futuro

ROMA «Il sistema è solido, tuttavia la transizione demografica in corso richiede scelte coraggiose, capaci di contrastare e governare il graduale invecchiamento della forza lavoro e la contrazione di circa 5 milioni di persone in età lavorativa entro il 2040, secondo le più recenti previsioni Istat». Lo ha detto il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, nella sua relazione di presentazione del XXIV Rapporto annuale dell’Istituto nella Sala Regina della Camera dei deputati. All’interno del documento, comunque, dati confortanti per l’Inps, che chiude il 2024 in avanzo di oltre 15 miliardi di euro, e per quanto riguarda il numero di occupati e assicurati.

La gestione finanziaria

La gestione finanziaria di competenza dell’esercizio 2024 dell’INPS chiude con un avanzo di 15.004 milioni di euro, quale differenza tra 573.128 milioni di euro per gli accertamenti e 558.123 milioni di euro per gli impegni, per effetto dei saldi di parte corrente (11.227 milioni di euro) e in conto capitale (3.777 milioni di euro). La gestione finanziaria di cassa, con riscossioni per 562.797 milioni di euro e pagamenti per 560.788 milioni di euro presenta un differenziale positivo di 2.009 milioni che, sommato al fondo iniziale (39.944 milioni di euro), determina un avanzo di 41.953 milioni di euro. L’avanzo di amministrazione è pari a 121.803 milioni di euro, come rilevabile dalla somma algebrica tra il fondo finale di cassa, i residui attivi e passivi.

Aumentano occupati e assicurati

Nei primi mesi dell’anno, il tasso di occupazione sfiora il 63%, il tasso di disoccupazione è attorno al 6%, il numero di occupati è al massimo storico di oltre 24 milioni di unità, la quota di lavoratori dipendenti con contratti temporanei è al 14%. L’occupazione dipendente a tempo indeterminato, che ha stabilmente superato la soglia di 16 milioni di occupati, risulta essere il driver della crescita degli ultimi anni. Per quanto riguarda gli assicurati (vale a dire l’insieme di tutti i lavoratori, dipendenti e indipendenti, obbligati ai versamenti previdenziali) hanno superato i 27 milioni, evidenziando un incremento di circa 400 mila unità rispetto al 2023 (+1,5%) e di circa 1,5 milioni rispetto al 2019 (+5,9%). Sostanzialmente stabile, invece, il numero medio di settimane lavorate (circa 43 sia nel 2019 che negli ultimi due anni). L’Istituto osserva che la crescita del 5,9% degli assicurati tra il 2019 e il 2024 è stata maggiore tra le donne (+6,7%) che tra gli uomini (+5,2%), nelle regioni meridionali (+7,4%) che nelle aree del Centro-Nord (+5,3%), e soprattutto è stata particolarmente rilevante tra i lavoratori provenienti da Paesi non comunitari (+28,8%). Netto, poi, anche lo stacco per gli assicurati fino a 34 anni: i giovani sono aumentati dell’11,2% rispetto al 2019. In particolare, l’analisi delle transizioni per la componente giovanile fino a 34 anni, mette in luce un’accentuata mobilità, come si ricava dalla quota di usciti (561mila nel 2024), pari all’8% degli assicurati nel 2023, di cui quasi un quarto stranieri. Nel 2024 i giovani sono 7,14 milioni, con una variazione di +141 mila rispetto al 2023. Tale variazione è il saldo di tre componenti: 1,16 milioni entrati, 561mila usciti (non più assicurati), 461mila transitati nella classe di età successiva per effetto dell’invecchiamento.

Il punto sulle pensioni

Nel 2024 lo stock di pensioni è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2023. I pensionati erano circa 16,3 milioni, di cui il 51% femmine, e l’importo lordo della spesa pensionistica era di circa 364 miliardi di euro, di cui 355 miliardi di euro per pensioni erogate dall’INPS. Le prestazioni previdenziali hanno assorbito il 92% del totale, con un importo medio lordo mensile di circa 1.444 euro a fronte di un importo medio lordo mensile dei trattamenti assistenziali (pensioni e assegni sociali e prestazioni agli invalidi civili) di poco più di 500 euro. Per quanto riguarda il flusso di nuovi beneficiari di trattamento pensionistico, rileva l’Istituto, le prestazioni liquidate dall’INPS nel 2024 sono cresciute del 4,5% rispetto al 2023 avvicinandosi a 1,6 milioni. In termini di composizione, le prestazioni previdenziali liquidate nel 2024 sono cresciute del 2,9%, per effetto di un aumento del 14,5% delle pensioni di vecchiaia e dell’11% delle pensioni di invalidità a fronte di un calo del 9% delle anticipate, in flessione dal 2022 a fronte dell’inasprimento dei requisiti delle “quote” e dell’Opzione Donna.

Fava: «Sistema solido, ma servono scelte coraggiose»

«Non c’è futuro previdenziale dove si spegne la speranza sociale. Oggi l’Italia si trova nel cuore di una trasformazione epocale. Da una parte, una popolazione che invecchia, silenziosamente ma inesorabilmente. Dall’altra, una generazione giovane che fatica ad affermarsi e a intravedere il proprio posto nel domani. A queste due forze demografiche si somma una terza realtà: il rapido mutamento del lavoro, delle tecnologie, delle fragilità sociali». Parola di Gabriele Fava, presidente Inps, secondo cui «non è più tempo di diagnosi. È tempo di decisione. Perché se è vero che la previdenza vive di numeri, è altrettanto vero che senza visione sociale, culturale e politica, ogni numero perde significato». Poi, sulle pensioni: «Il sistema pensionistico è solido e assicura il pagamento delle pensioni a circa 16,3 milioni di persone, di cui il 96% ha percepito almeno una prestazione dall’INPS, con un importo lordo medio mensile di 1.861 euro in sensibile aumento del 4,4%, per effetto dello strumento della perequazione automatica. Il numero dei pensionati INPS vigenti risulta praticamente stabile nel tempo, mentre nel 2024 è cresciuto del 4,5% il numero delle nuove prestazioni liquidate dall’Istituto pari a 1,57 milioni, con una flessione delle pensioni anticipate e un incremento di quelle di vecchiaia e delle prestazioni assistenziali». Decisive per il mantenimento del sistema le decisioni assunte nel corso degli anni: «Le riforme del sistema pensionistico degli ultimi decenni hanno contribuito a contenere l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil, evitando rotture di sostenibilità. Tuttavia – aggiunge Fava – la transizione demografica in corso richiede scelte coraggiose capaci di contrastare e governare il graduale invecchiamento della forza lavoro e la contrazione di circa 5 milioni di persone in età lavorativa entro il 2040, secondo le più recenti previsioni Istat. Il contrasto di questo fenomeno – conclude il presidente – si concretizza in una serie di misure tese al rafforzamento della partecipazione al mercato del lavoro con incremento delle risorse che sostengono il sistema. Investire su donne e giovani è una condizione imprescindibile per assicurare la sostenibilità dinamica del sistema di welfare. Questi due segmenti della popolazione, pari a oltre 25 milioni di persone, rappresentano un potenziale produttivo e contributivo oggi solo parzialmente valorizzato».

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