Processo bis “Jonny”, in Appello rideterminate 37 condanne e 2 assoluzioni – NOMI
La Dda di Catanzaro aveva fatto luce sulla pesante cappa della cosca Arena su gran parte delle attività economiche di Isola Capo Rizzuto

CATANZARO La Corte d’Appello di Catanzaro, presieduta da Antonio Battaglia, con giudici a latere Paola Ciriaco e Barbara Saccà, escluse le circostanze aggravanti, ha rideterminato la pena inflitta agli imputati coinvolti nel procedimento “Jonny“. La sentenza odierna giunge a seguito di rinvio della Corte di Cassazione.
L’inchiesta
Nel maggio 2017, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro aveva fatto luce sulla pesante cappa della cosca Arena su gran parte delle attività economiche di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese, ed in particolare sul Centro di accoglienza per migranti diventato negli anni una sorta di bancomat dei clan. La Cassazione, negli scorsi mesi, ha accolto gran parte dei ricorsi che erano stati presentati dai 56 imputati condannati in primo e secondo grado.
Le pene rideterminate
- Arena Antonio Francesco classe 1991 – 7 anni di reclusione
- Arena Francesco Antonio classe 1980 – 7 anni di reclusione
- Arena Giuseppe classe 1966 – 10 anni e mesi 4 di reclusione
- Arena Giuseppe classe 1986 – 7 anni di reclusione
- Arena Francesco classe 1979 ASSOLTO
- Arena Francesco classe 1960 – 6 anni di reclusione
- Arena Pasquale classe 1992 – 8 anni e mesi 4 di reclusione
- Arena Salvatore – 6 anni e mesi 8 di reclusione
- Bruno Francesco ASSOLTO
- Di Gennaro Raffaele – 9 anni e mesi 2 di reclusione
- Falcone Domenico – 9 anni e mesi 4 di reclusione
- Foschini Salvatore – 8 anni e mesi 8 di reclusione
- Gentile Francesco – 10 anni e mesi 4 di reclusione;
- Giglio Antonio – 8 anni di reclusione
- Gioffrè Nicolino – 11 anni e mesi 4 di reclusione
- Greco Maurizio – 10 anni di reclusione
- Guarnieri Andrea – 4 anni di reclusione
- Lentini Nicola – 2 anni di reclusione
- Lentini Paolo – 10 anni e mesi 11 e giorni 10 di reclusione
- Lentini Rosario – 8 anni e mesi 10 di reclusione
- Vincenzo Domenico Lentini – 8 anni di reclusione
- Lequoque Giuseppe – 10 anni di reclusione
- Lionetti Costantino – 8 anni di reclusione
- Miniaci Luigi – 8 anni e mesi 8 di reclusione
- Muraca Angelo – 3 anni e mesi 4 di reclusione
- Muto Benito – 8 anni e mesi 6 di reclusione
- Nicoscia Domenico – 8 anni di reclusione
- Nicoscia Salvatore – 3 anni e mesi 4 di reclusione
- Pirrò Fortunato – 8 anni di reclusione
- Poerio Antonio classe 1971 – 6 anni e mesi 8 di reclusione
- Poerio Antonio classe 1981 – 8 di reclusione
- Poerio Fernando – 6 anni e mesi 8 di reclusione
- Pompeo Antonio – 8 anni di reclusione
- Pullano Giuseppe – 8 anni e mesi 8 di reclusione
- Sacсо Leonardo – 8 anni di reclusione
- Riillo Domenico – 10 anni di reclusione
- Romano Francesco – 9 anni e mesi 2 di reclusione
- Taverna Francesco – 7 anni di reclusione
- Tipaldi Santo – 7 anni e mesi 4 di reclusione.
Il commento degli avvocati di Francesco Bruno
«La Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto Francesco Bruno dall’accusa di essere il promotore e vertice del presunto clan criminale operante a Vallefiorita. La pronuncia è intervenuta a seguito dell’annullamento con rinvio disposto dalla Corte di Cassazione. Bruno era stato originariamente coinvolto nell’ambito della nota operazione antimafia denominata “Jonny”, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e conclusasi nel 2017 con l’esecuzione di centinaia di misure cautelari. L’inchiesta aveva ipotizzato l’esistenza di un’estesa rete criminale facente capo alla cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto, attiva nel controllo del territorio, nella gestione illecita di appalti pubblici e in affari connessi al settore dell’accoglienza dei migranti, anche attraverso la Compagnia delle Opere di Misericordia. In tale contesto, a Francesco Bruno veniva contestato il ruolo apicale all’interno del presunto sodalizio mafioso di Vallefiorita. In conseguenza dell’arresto, era stato sottoposto per un periodo al regime detentivo speciale di cui all’art. 41-bis dell’Ordinamento penitenziario. All’esito di un nuovo e articolato giudizio, la Corte ha escluso ogni responsabilità di Bruno in ordine al reato associativo aggravato». L’imputato è stato difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Lomonaco. (redazione@corrierecal.it)
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